Il Rifugio Hope, a Castel Sant’Elia, è un paradiso dove gli animali salvati dallo sfruttamento, vivono liberi e felici
Persone che fanno della loro vita una missione per supportare e aiutare gli animali ce ne sono moltissime, e a loro va un immenso grazie per tutto quello che fanno.
Lottare e prendersi cura di chi è meno fortunato, di chi non ha una vita facile o di chi non ha incontrato brave persone sul proprio cammino, fa solo onore a chi cambierà in meglio le loro esistenze.
Tra queste persone c’è Corinna Elfie, una donna che ha fatto nascere un vero e proprio paradiso per animali che sono stati vittime di sfruttamento, e che ora grazie a lei finalmente hanno la vita meravigliosa che meritano.
Quest’oasi si trova vicino Roma, precisamente a Castel Sant’Elia, provincia di Viterbo, e il suo nome è Rifugio Hope.
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In una lunga intervista rilasciata a Fanpage.it, la responsabile del progetto ha raccontato della sua passione per gli animali, la nascita del Rifugio, il perché del nome e le storie degli animali che lo abitano.
In provincia di Viterbo, a Castel Sant’Elia, nelle campagne nasce il Rifugio Hope, che ad oggi ospita più o meno 300 animali di diverse specie, dai cani ai bufali, dalle mucche ai cavalli, ma anche conigli, gatti e molti altri ancora. Questi animali sono stati salvati dallo sfruttamento che era prassi nelle loro vite.
Ad esempio i due bufali, dai nomi che rievocano un noto cartone animato, ossia Timon e Pumba, erano piccolissimi quando Corinne li ha presi con se. I due piccoli animali erano legati nella zona di Carpineto Romano, dietro ad un secchio della spazzatura. Oppure la mucca Moony, portata via da Nepi, dove viveva in un allevamento, e ha attirato l’attenzione di Corinne afferrando i suoi pantaloni. La donna non ha potuto lasciare lì l’animale e dopo battibecchi con il proprietario è diventata la prima ospite del Rifugio. O ancora, la triste storia di Casper, un vitello bianco abbandonato da chi si doveva prendere cura di lui, e lasciato in pessime condizioni. Ma anche in questo caso la tenacia della donna ha vinto su un crudele destino, riuscendo a salvare e far tornare in forma l’animale.
Un’altra storia è legata al nome che è stato dato alla struttura: Hope. Lei era un pecora che ricopre un posto particolare nel cuore di Corinne. L’aveva scovata in un campo, si è presa cura di lei, ma purtroppo la piccola non ce l’ha fatta.
L’amore per gli animali della responsabile è una parte importante della sua persona sin dalla sua tenera età, e da grande quando ha lasciato la città per vivere in campagna ha capito che poteva fare di più. I suoi primi animali furono tre cavalli, seguiti da una capretta e un maialino vietnamita.
Racconta di come ci sia una netta differenza tra la sua struttura e una fattoria o un allevamento. Al Rifugio Hope gli animali non devono ne produrre ne gli viene tolto nulla, sono semplicemente se stessi e vivono liberi e felici, passando le loro giornate nel compiere qualsiasi cosa loro abbiano voglia di fare.
Ogni animale si approccia in maniera differente verso gli altri ospiti del Rifugio e verso gli esseri umani, anche in base alle varie esperienze passate. E’ possibile passare del tempo al Rifugio Hope, tramite eventi presenti sulla loro pagina Facebook, portati avanti da dei volontari, che organizzano pasti con artisti e musica, fare yoga, ascoltare un veterinario che racconta gli animali, o altre attività come percorsi sensoriali immersi nella natura. Attraverso questi eventi vengono spesati la gestione della struttura, il cibo per gli ospiti e le visite mediche.
Insomma un vero paradiso dove gli animali possono essere se stessi, e dove ognuno di loro ha uno spazio preferito dove passare il proprio tempo felici e con il cuore pieno di gioia.
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F.D.M
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