A volte capita, girovagando in rete o sui social di trovarsi di fronte a notizie davvero scandalose. Storie che fanno rabbrividire solo dal titolo. Anche se alcuni fatti sono accaduti diversi anni fa, ci sono vicende che non si possono dimenticare come nel caso che si verificò a Sarajevo, dove una donna di nome Senija Knezevic Saric e sua figlia, hanno mostrato il volto più machiavellico e orrendo dell’umanità, rientrando per quanto ci riguarda tra i profili dei killer di animali più crudeli che ci siano stati.
La vicenda è accaduta tra il 2012 e il 2013 e ha coinvolto una maxi operazione, coordinata tra le autorità locali e alcune associazioni animaliste, dopo la segnalazione di alcuni cittadini, vicini di casa della Knezevic Saric. Un nome, ormai associato ad una delle più terribile storie mai accadute.
Secondo quanti riportarono i media all’epoca dei fatti, la donna recuperava cani randagi dalla strada che murava vivi all’interno di una stanza, lasciando solo un foro dove potessero accedere a delle crocchette. I poveri cani erano condannati a vivere in quelle condizioni, fino a quando la Knezevic Saric non li uccideva per poi rivendere la loro carne ai ristoratori locali.
L’abitazione della donna si è rivelato un lager senza pari, avvolto da un’odore fetido di escrementi, sangue e carcasse di animali. Durante il blitz condotto dalle autorità, furono ritrovati esemplari in condizioni disperate, terrorizzati e stremati, detenuti in una stanza chiusa con un grosso blocchetto.
Madre e figlia alle accuse delle forze dell’ordine si sono difese in tutti i modi. Entrambe estremamente truccate e vestite in modo volgare minacciavano di chiamare la polizia senza rendersi conto che stava proprio davanti a loro.
Quello che ha indignato l’opinione pubblica è che l’edificio in cui erano sequestrati quei poveri animali si trovava proprio di fronte al Ministero degli Interni e che le autorità erano da anni a conoscenza dell’attività della Knezevic Saric. Per salvare quei cani sono state necessarie diverse segnalazioni dei residenti e l’interessamento di un’animalista locale, Jelena Paunovic per far intervenire le forze dell’ordine. Poco prima del blitz vi è stata una vera e propria rivolta dei cittadini che sono entrati di forza nell’abitazione della donna e hanno salvato il primo cane, in attesa della polizia.
In totale, da quelle condizioni sono stati salvati una settantina di esemplari, recuperati dai volontari e dislocati presso diversi rifugi per poi essere dati in adozione.
Gli attivisti promossero una petizione e una raccolta firme per chiedere il massimo della pena.
IL MOMENTO IN CUI SONO STATI LIBERATI I CANI
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