E’ stata affidata alla II Commissione Giustizia, la discussione della proposta di legge C. 3592 Ferraresi, in tema di “Modifiche al codice civile, al codice penale, al codice di procedura penale, e altre disposizioni in materia di tutela degli animali” (Rel. Ferraresi, M5S). Il ddl, presentato a febbraio 2016, mira all’inasprimento delle pene e a multe più salate per chi maltratta gli animali ma anche a delle modifiche da un punto di vista di coordinamento e di banche dati di tali reati nelle forze dell’ordine.
Alla luce di diversi casi di maltrattamento, uccisione di un animale aggravati dalla crudeltà, Paolo Bernini, deputato M5S, firmatario del Ddl ha ricordato che non possono bastare pene così blande. Nella proposta di legge viene evidenziata la necessità di allineare le sanzioni e le pene per il reato di maltrattamento e uccisione di animali anche rispetto ad altri paesi europei come Svezia, Svizzera, Francia e Germania ma anche in base alle “indicazioni contenute nel regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive, nel rispetto dei princìpi cardine previsti dalle norme a tutela della salute e del benessere animale”.
Alla luce dei più recenti studi come quelli condotti dal Fbi negli Stati Uniti o in Italia studi all’interno delle carceri condotti in collaborazione con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e con il Corpo forestale dello Stato viene sottolineato come sia stato “dimostrato il legame tra crudeltà sugli animali, violenza e devianze anti-sociali”, per cui “i soggetti in grado di compiere maltrattamenti sugli animali possono manifestare cioè, come già rilevato, violenza anche nei confronti delle persone, in particolare verso la componente più fragile della società”.
Il ddl ricorda pertanto la necessità di un cambio di paradigma nell’approccio al reato contro gli animali e viene previsto l’Inserimento dei reati sugli animali nella banca dati delle Forze di polizia, ovvero suddividendo diverse categorie che spaziano dall’abbandono; abuso intenzionale e torture; abuso organizzato; abusi sessuali. Elemento centrale per cui si rivela impellente l’individuazione delle modalità di coordinamento delle attività delle Forze di polizia e dei Corpi di polizia municipale e provinciale, allo scopo di prevenire e contrastare gli illeciti penali commessi nei confronti di animali. Inasprimento delle pene, dall’abbandono, al reato di maltrattamento e uccisione dell’animale con l’introduzione delle aggravanti e di pene accessorie come ad esempio il ritiro del porto d’armi o del permesso di caccia. Maggiore attenzione anche per quanto riguarda nel caso di spettacoli, combattimento animali o traffico illecito con conseguenze sugli spettatori, organizzatori, allevatori, trasportatori o veterinari sia professioni che di pubblico ufficio.
Il decreto intende portare a coscienza che non si tratta più di un percepire il reato nei confronti degli animali in un’ottica di compassione ma bensì di diritto che dovrebbe essere acquisito degli animali, oltre che alla loro tutela, ma anche in vista delle conseguenze di tali comportamenti come pericoli reali nella nostra società.
Nella proposta di legge in discussione in II Commissione Giustizia vengono pertanto inserite una serie di modifiche al codice penale e di procedura penale in materia di reati contro gli animali che sembrano rispondere alle esigenze e alle carenze emerse negli ultimi anni dagli esiti di molti processi.
In Commissione sono state presentate delle modifiche al ddl, molte delle quali in linea con l’innalzamento delle sanzioni con multe che arrivano fino ai 50 mila euro e delle pene. Tra le modifiche, quella della On. Brambilla, in merito alla“Modifica all’articolo 260 del codice di procedura penale in materia di sequestro di animali“attraverso la quale, Brambilla evidenzia i paradossi che emergono nell’affidamento degli animali in caso di sequestro e che al termine del processo potrebbero essere di nuovo riaffidati ai proprietari, senza considerare gli affetti dell’animale o le ripercussioni processuali a carico dei cittadini stessi che hanno accolto l’animale sequestrato. Anche in questo caso, si tratta di un elemento non certo da sottovalutare, considerando i diversi casi di cronaca con al centro animali vittime di un sistema di leggi che non tiene conto dei loro diritti.
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