Rapisce il cane dell’ex cognata per picchiarlo e abbandonarlo morente
Un episodio piuttosto raccapricciante, probabilmente scaturito da una vendetta. A farne le spese un cane meticcio di 10 anni, di nome Bruno.
L’esemplare, ormai non più giovane, è stato ritrovato per miracolo ancora vivo dalla sua famiglia. Secondo quanto ricostruito, l’ex compagno della figlia della proprietaria di Bruno ha rapito il cane e ha subito maltrattamenti e percosse prima di essere abbandonato.
A distanza di sei giorni, durante l’indagine dei carabinieri, Bruno è stato ritrovato con diversi traumi tra cui fratture al cranio, contusioni, tagli e alcuni denti rotti. Le ferite subite dal povero animale sarebbero riconducibili a un arnese di lavoro.
Il responsabile del rapimento e dei maltrattamenti del cane, sarebbe un operaio di 44 anni, ex genero della donna. L’uomo si sarebbe presentato all’abitazione della proprietaria del cane a bordo del suo furgone bianco da lavoro, una domenica mattina. Dopo aver suonato il clacson ripetutamente, quando la donna è uscita, il furgone era andato via e il cane era sparito.
Immediata la segnalazione ai Carabinieri di Dueville, in provincia di Vicenza, che hanno avviato subito le indagine. Dopo aver individuato il furgone, al suo interno sono state ritrovate tracce ematiche e di peli, indizi che hanno confermato che il cane era stato portato nel furgone e avesse subito violenze al suo interno.
Del cane non vi erano tracce e solo la notte seguente i Carabinieri hanno fermato il sospettato in evidente stato alterato.
La famiglia temeva che ormai Bruno fosse morto. A distanza di sei giorni, grazie al tam tam mediatico, il povero animale è stato ritrovato ancora vivo con le ferite sul corpo. Trasferito al canile di Vicenza, Bruno è stato curato da un veterinario, per poi essere restituito alla proprietaria.
L’operaio era già noto alle forze dell’ordine e dovrà ora rispondere di diversi reati quali maltrattamento di animali e abbandono, nonché del furto aggravato del cane. La donna lo aveva già segnalato alle forze dell’ordine per timori di eventuali ritorsioni dell’uomo, ex compagno della figlia.
La speranza è ora quella che il cane rapito possa dimenticare la violenza subita e i traumi riportati.
Rapimenti, abusi e maltrattamenti
In diverse occasioni, gli animali sono state vittime di vendette degli ex. Cani rapiti e nella maggior parte dei casi uccisi brutalmente per colpire l’altra persona.
Come più volte dimostrato e confermato da numerosi studi, le persone violente con gli animali sono considerati dei pericoli sociali. Il maltrattamento e l’uccisione di un animale è il primo campanello d’allarme. Non a caso, negli Stati Uniti, l’FBI nel 2016, ha elevato la violenza sugli animali alla categoria di “crimine efferato” in modo da poter monitorare individui potenzialmente pericolosi per la stessa società.
E’ stato infatti dimostrato il nesso tra violenza sugli animali e violenza nei riguardi delle persone. Nell’80% dei casi, un serial killer ha maltrattato, torturato e ucciso animali fin dalla tenera infanzia. Inoltre, chi abusa degli animali è risultato violento anche nei riguardi delle donne.
Negli ultimi anni è stato registrato un aumento dei reati sugli animali a opera di minori. Da uno studio condotto da LINK-ITALIA è stato evidenziato il legame tra la violenza e la crudeltà sugli animali e le devianze antropologiche. Per cui è stato siglato un protocollo della forestale per segnalare casi di abusi in modo da contrastare e prevenire ogni forma di abuso e crudeltà nei confronti degli animali e comportamenti devianti, in base ai dati dell’archivio del NIRDA, denominato Fascicolo Accertamento Reati Maltrattamento Animale (FARMA) e di quello in possesso di LINK Italia sugli abusi e le violenze nei confronti delle persone.
Dai primi risultati è stato confermato che il profilo del maltrattatore nel 95 % dei casi corrisponde a uomini di cui il 19 % sarebbero bambini o adolescenti. Grazie al confronto dei dati dei due database, la Forestale e Link Italia intendono prevenire abusi e violenze.
Lo psicologo Joni Johnston ha realizzato un approfondimento sul tema, pubblicato sulla rivista Psychology Today, specificando a che età i genitori dovrebbero preoccuparsi se il bambino è violento con gli animali. In età prescolare, Johnston aveva sottolineato quanto sia importante “spiegare al bambino che non deve maltrattare un animale così come un altro bambino”. Secondo lo psicologo, “dai 6 ai 12 anni, se il bambino maltratta o è violento con un animale, ciò indica un problema psicologico o potrebbe essere l’indizio di un abuso sessuale. Sopra ai 12 anni, i ragazzini che maltrattano gli animali sono a rischio e devono essere seguiti da specialisti”.
Per gli studiosi è importante definire i criteri per definire il tipo di abuso e su quali animali viene perpetrato che siano animali da compagnia, piccoli animali o animali da reddito. In tal modo, è possibile per i ricercatori definire dei modelli e dei tipi di abusi sugli animali che “potrebbero essere indicativi dei tipi di abusi subiti dai bambini all’interno o all’esterno della famiglia”.
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C.D.