Un’isola di cani a Hong Kong
L’abbandono dei cani è un fenomeno diffuso e in ogni angolo del mondo ci sono volontari, angeli a 4zampe, che contribuiscono ad aiutarli.
Negli ultimi anni, il tema della sofferenza degli animali è sempre più sotto ai riflettori mediatici. Sia per le campagne di sensibilizzazione, per moda o per tendenza. Questo non fa la differenza. Quello che importa è il messaggio. Recentemente, è uscito nelle sale il film di Wes Anderson, “L’isola dei cani- Isle of dogs“. A dire il vero, quest’isola esiste realmente.
E’ quanto scrive il South China morning post, un quotidiano locale, raccontando l’impegno di un gruppo di persone che si stanno occupando dei cani abbandonati in un’isola nei pressi di Sai Kung, ad Hong Kong.
Secondo quanto si apprende, i locali avrebbero l’usanza di abbandonare i cani sulle isole. Tanto che si sono venuti a creare dei veri e propri branchi di randagi che lottano per la sopravvivenza, per il cibo e per l’acqua.
I volontari non solo stanno provvedendo al loro sostentamento ma anche a realizzare delle campagne di sterilizzazione e vaccinazioni e purtroppo anche di sopprimere quelli malati e incurabili.
A scoprire i cani sulle isole, è stato un uomo di nome David Roche, di 72 anni, appassionato di Kayak. Durante una delle sue escursioni, nel lontano 2006, Roche ha notato branchi di cani correre sulle spiagge. Da quel momento ha iniziato ad interessarsi al caso, scoprendo che nelle 8 isole, vicine al distretto di Sai Kung vivono un’ottantina di cani.
Non solo cani randagi, ma anche cani abbandonati che nella maggior parte dei casi non riescono a sopravvivere oltre una settimana sull’isola.
“Le persone che scaricano i cani, pensano che saranno felici sull’isola. Non è vero. Non hanno acqua, né cibo. Hanno malattie parassitarie e vengono attaccati da altri cani”, ha dichiarato Roche.
Tra le storie più strazianti, quella di un cane con un tumore, abbandonato sull’isola. Non si muoveva perché aveva gli arti posteriori paralizzati.
Storie drammatiche che hanno colpito il pensionato come quando molti cani furono avvelenati da persone che sparsero carne avvelenata sull’isola.
Per i volontari, chi decide di abbandonare i cani sull’isola, lo fa perché in quel modo l’animale non può tornare a casa.
La situazione dei cani che vivono sulle isole è delicata. Per poter contenere la popolazione dei cani, non solo i volontari stanno provvedendo alla loro sterilizzazione, ma anche a far adottare i cani. Dal 2009, ben 200 cuccioli hanno trovato una famiglia. Ma la situazione è difficile da gestire nel caso degli esemplari adulti.
“I cani abbandonati sono stati traditi e sono confusi e hanno paura delle persone che tendono ad aggredire”, ha dichiarato Roche.
Grazie all’opera dei volontari, il numero dei cani randagi è diminuito sulle isole.
Tre volte alla settimana, Roche con la sua barca fa il tour delle isole per portare da mangiare e da bere ai cani.
“Usciamo con tutte le condizioni meteo”, ha ammesso Roche, spiegando che i costi per provvedere a questi cani è piuttosto elevato. Ma il denaro non ha valore rispetto alla gioia che infondono questi cani. Infatti, Roche ha raccontato che recentemente un cagnolino soprannominato Little Boy, inizia a correre sulla spiaggia quando vede arrivare la barca, mentre il cane più anziano, chiamato Fifi, scruta l’arrivo della barca, nascondendosi dietro ai cespugli.
Roche sta cercando di tutelare i randagi e i cani presenti sulle isole, in quanto se la loro gestione rientra in una piano amministrativo, rischiano di essere soppressi. I programmi non prevedono il reinserimento dei cani.
“Lo sto facendo perché lo devo fare. Se non lo faccio, moriranno. E hanno il diritto di vivere”, ha concluso questo straordinario pensionato.
C.D.
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