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Randagi in spiaggia a Gela: aggressioni ai bagnanti e strage di cani in Sicilia

La piaga dei randagi in Sicilia divide i cittadini

Randagi sulle spiagge in Sicilia

Il fenomeno del randagismo in Sicilia è sempre all’ordine del giorno. Una situazione denunciata da anni dagli animalisti e alla quale le istituzioni ad oggi non sanno dare una risposta con interventi mirati, sensibilizzazione della popolazione, monitoraggio, campagne di microchip e di sterilizzazione e ampliamento delle strutture di accoglienza.

Strategie che non vengono messo in pratica per mancanza di fondi o che si scontrano con una mentalità arcaica nei riguardi degli animali, abbandoni fino alle infiltrazioni malavitose nelle gare d’appalto per la gestione dei canili.

D’estate, il fenomeno del randagismo è maggiormente sentito, soprattutto nelle località balneari dove d’inverno, i cani tornano a impossessarsi del territorio.

Tuttavia, il branco di cani può rivelarsi un pericolo. I cani sono una specie sociale e territoriale. Di conseguenza, le aggressioni da parte dei branchi sono piuttosto comuni in alcune zone emarginate.

Leggi–>  Cosa fare quando incontriamo un branco di cani randagi?

La piaga del randagismo torna sotto ai riflettori per i diversi casi di cronaca registrati a Gela, a Caltanissetta in Sicilia.

Da diversi mesi, infatti, i cittadini avevano segnalato la presenza di branchi di randagi, senza avere risposte dalle istituzioni. Fino a quando, due persone non sono state aggredite. Tra queste, una giovane ragazza e a distanza di 24ore, un uomo di 39 anni, è stato assalito da un branco di sei cani sulla spiaggia. L’uomo un bagnante si è trovato accerchiato dagli animali e ha provato a mettersi in salvo tuffandosi in acqua. I cani lo hanno inseguito e morso alla gamba.

All’indomani di questi casi di cronaca, i cani sono stati vittime di persecuzioni. Un randagio è stato trovato morto, impiccato e trascinato sulla strada. Episodio che ha scatenato l’ira degli animalisti e animato il dibattito in rete. Come sempre, sono loro a rimetterci la vita e c’è chi preferisce ricorrere al fai da te, eliminando il problema, macchiandosi di sangue

Randagio ucciso a Gela

E’ stati ricordato che i randagi se aggrediscono è per fame o per sete. Creature abbandonate a loro stesse, vittime di soprusi e violenze quotidiane, cacciate via come la peste, che cercano semplicemente di sopravvivere, lasciare in balia di se stesse, senza nessun intervento da parte di chi dovrebbe essere chiamato ad intervenire.

Questi cani diventano pericolosi per fame e sete, ricordano gli animalisti, denunciando l’uccisione di uno dei randagi e le stragi di massa che si sono verificate in passato e che potrebbero di nuovo verificarsi.

“I randagi di Gela hanno bisogno di aiuto, non voglio pensare che tutti gli abitanti di questo paese sono così strafottenti da non avere un briciolo di compassione, sfamatevi adottateli, sterilizzateli, ma cercate di non avvelenarli e macchiarvi le mani di sangue innocente perché state certi che se farete ciò la vostra fine sarà ben peggiore, le ragazze il giorno cosa fanno? Che si rimboccano le maniche e si inseriscono nel volontariato”, tuona un utente in rete, invitando tutti a collaborare per tutelare questi animali e per risolvere la situazione senza eliminazione dei cani.

Tra i tanti video che circolano sui social, relativi ai randagi ai Gela, si possono vedere branchi di randagi, muoversi indisturbati lungo le strade. Cani in cerca di cibo e di acqua che dovrebbero essere monitorati dalle istituzioni che dovrebbero mettere in moto strategie per evitare di arrivare a questo punto.

Randagi non ci si nasce, lo si diventa per indifferenza.

Ecco il video dei randagi a Gela:

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C.D.

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