Gli animali sono esseri senzienti e oggigiorno i ricercatori stanno dimostrando che hanno una coscienza, indistintamente da vertebrati o invertebrati: oltre a provare dolore, sofferenza e sentimenti, hanno coscienza delle proprie esperienze, negative e positive, apprendendo da esse. Si tratta di un campo sul quale si stanno indirizzando diverse ricerche e che racchiude lo studio del comportamento, dell’evoluzione della specie attraverso la trasmissione dei geni di generazione in generazione e del lato fisiologico vero e proprio, impostato sullo studio dell’attività cerebrale e neurologica.
Negli ultimi secoli, l’attenzione al regno animale è andata crescendo di pari passo al tema della sensibilizzazione che si è sviluppata e allineata ai linguaggi contemporanei della pubblicità per raggiungere le masse. I sistemi dittatoriali e la loro propaganda hanno portato ad interrogarci sul concetto di manipolazione delle masse e non a caso, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, come ha spiegato molto bene un noto sociologo di nome Herbert Marcuse, il consumismo ha basato la sua strategia di convincimento su meccanismi psicologici ben definiti individuando elementi che incidono sulla psiche stimolando il desiderio e il piacere negli individui. Ovvero, offrendo l’illusione di un piacere portando la sua finalità al “desiderare” qualcosa di nuovo e di utile, anche se non necessario, si è creato un meccanismo che ha allontanato l’individuo dalla sua condizione reale, spostando l’ago della bilancia dal valore del piacere su quello del desiderio che è etereo, mentre il piacere è legato alla vita stessa, alla sopravvivenza della specie. L’uomo aspira a star bene e non al malessere o alla sofferenza. Desiderare sempre porta di conseguenza ad una condizione di insoddisfazione, di perenne malessere, di frustrazioni. Un processo di desensibilizzazione distaccato totalmente dalla realtà per cui gli individui diventano manipolabili dai poteri forti.
Si tratta di un riassunto riduttivo con il quale vogliamo introdurre il concetto di Guerriglia Advertising ovvero della “guerriglia” pubblicitaria che negli ultimi anni ha preso piede: quella con la quale non si vuole “manipolare” bensì denunciare per toccare le coscienze individuali, smontando con lo stesso linguaggio pubblicitario – con il quale sono state condizionate le masse- l’illusione: quella di una pelliccia strepitosa di moda, quella di un trucco perfetto o di un latte benefico.
In realtà, la pelliccia nasconde l’orrore degli allevamenti, il sangue versato per un piacere corrotto dal desiderio, dietro il trucco vi sono gli esperimenti animali, messi a morte dopo i test e infine quel latte, al quale è difficile rinunciare la mattina, viene prodotto sulla sofferenza di migliaia di mucche allevate in condizioni di malessere, perennemente in gravidanza per la produzione del latte, i cui vitelli vengono allontanati dalla madre in tenera età per essere destinati al commercio della carne e se va bene, arrivano a sei mesi.
Ecco il senso delle campagne animaliste, quello di riportare gli individui alla loro coscienza e a prendere consapevolezza che qualcosa non funziona che una società costruita sulla sofferenza non porterà mai ad un piacere, quel piacere sarà sempre e solamente un desiderio irraggiungibile perché ci sarà sempre un nuovo makeup che renderà lo sguardo sempre più attraente o una manzo che sarà sempre più buono dell’altro.
Ma se vogliamo ricominciare dal basso, rispettando gli esseri viventi, a volte andando anche negli estremismi, forse, l’individuo scoprirà un altro tipo di piacere, quello che si meraviglia ogni giorno della bellezza che ci circonda e che risiede magari nello sguardo di un animale che forse non parlerà alla mente ma con i sui occhi, toccherà l’anima e il cuore.
Il rispetto per la vita passa attraverso il piacere di condividerla e non uccidendola per un “desiderio”.
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