“Quel cane va soppresso!” Non ha usato giri di parole Pierre Rusconi, il Presidente della protezione animali di Lugano, in Svizzera. Destinatario di queste dure parole un american staffordshire terrier che nel 2014 si rese protagonista di un violento attacco nei confronti di una bambina, che provocò alla piccola ferite molto serie. Purtroppo il cane, già recidivo, è tornato a “colpire”. Poco prima di natale, mentre si trovava da un coinquilino del proprietario, in una clinica per cure psichiatriche, ha aggredito di nuovo una 23enne italiana di origine magrebine, provocandole una ferita profonda al nervo facciale, curata con ben 72 punti di sutura!
La prima aggressione, che avvenne in Ticino, costò al proprietario del cane un’ammenda pecuniaria, e il divieto di di poter entrare in Svizzera. Inoltre erano state allertate le autorità Italiane. Ma dalle nostre parti non è stato preso alcun provvedimento, ed il cane e rimasto libero di agire e “colpire” ancora. Come ha dichiarato poi anche Rusconi, a margine della sua scioccante dichiarazione, la colpa non può essere attribuita solo all’animale, ma molta di più ne ha il suo padrone, come spesso accade in questi casi. Questa la dura presa di posizione del Presidente: “Non si può essere buonisti. Ci sono dei limiti e questo animale li ha purtroppo superati: va soppresso. Ci sono cani che non riescono a vivere con gli uomini, come tra l’altro accade agli esseri umani, e bisogna saperne trarre le conseguenze. A suo tempo l’autorità ticinese aveva agito nel modo più corretto. Purtroppo oltre confine non si è fatto quel che era necessario fare. Di fronte a un caso del genere bisognava quantomeno portare via il cane al padrone ed affidarlo a un professionista. Dai fatti riportati dalla stampa, conclude Rusconi, è evidente che questo cane non è stato adeguatamente educato dal padrone. A questa persona è stata lasciata in mano un’arma impropria. E lui è stato un vero incosciente! Ora non resta che sopprimerlo, anche perché il cane deve fare una vita da cane, e chiuderlo in gabbia per tutta la vita sarebbe una soluzione ancora peggiore”.