Come per i bambini la rete può rivelarsi pericolosa per gli amanti degli animali che amano pubblicare le fotografie sui social dei loro simpatici 4zampe e condividere con il mondo intero la gioia che portano nelle loro case.
Eppure una recente indagine ha evidenziato i pericoli che si celano dietro al fenomeno delle condivisioni di questi tipi di foto con le quali a nostra insaputa concediamo una miriade d’informazioni sono solo sull’animale ma anche sulla nostra vita.
Infatti, a pensarci bene, condividendo le foto diamo la possibilità agli utenti di individuare il luogo di residenza, il nostro stile di vita e l’ambiente in cui viviamo, soprattutto quando si tratta di fotografie d’interni.
Come riportano alcune testate specializzate, le foto condivise preservano dei metadati, ovvero informazioni dettagliate sulla data, il luogo e lo strumento usato per scattare la foto.
Owen Mundy, un docente dell’Università della California, ha elaborato uno studio con tanto di mappatura delle città in base alle fotografie degli animali domestici condivise e che integrate in un programma offrono una cartina delle abitazioni con gli animali e tanto di foto in primo piano che possono indicare a chiunque non che in quel luogo vi è un gatto, magari di razza, ma anche il tenore di vita in base ai dettagli che emergono sullo sfondo della foto, così come addirittura la stessa distribuzione e conformazione dell’abitazione.
Mundy con il sito I know where your cat lives (So dove vive il tuo gatto) che potete consultare cliccando qui ha mappato i gatti che vivono in tutto il mondo attraverso le immagini pubblicate sui social network e taggate con l’hashtag #cat (gatto).
Per tutelarsi, viene suggerito di individuare alcuni programmi in rete con i quali poter eliminare i metadati nascosti nelle foto che condividiamo in modo ché nessuno possa rintracciarvi.
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