Continua la lotta contro il maltrattamento degli animali con una proposta di Legge francese che potrebbe farsi concreta: la situazione italiana.
Per fortuna c’è chi non si stanca mai di lottare per la salvaguardia e la salute dei nostri amici animali: ancora una sfida lanciata contro tutti quei provvedimenti commerciali e industriali che sacrificano vite animali per scopi lucrosi. Questa volta la proposta arriva da Oltralpe: la Francia ha chiarita la sua proposta di Legge contro il maltrattamento degli animali, nella speranza che possa concretizzarsi il prima possibile in normativa. Lo spunto francese ci offre la possibilità di dare uno sguardo alla situazione italiana che, purtroppo, vacilla ancora tra normative che non tutelano affatto la vita dei nostri animali.
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E’ recente la notizia di un provvedimento che, per il momento, resta solo una proposta di Legge ma ancora non ha alcun valore effettivo. Di certo simbolicamente rappresenta il desiderio di continuare a lottare contro un sistema che tutela gli interessi commerciali a danno della salute e della vita stessa dei nostri animali. Non si tratta di un problema solo francese bensì europeo e, se vogliamo, mondiale poiché queste problematiche meritano l’attenzione di tutti e la possibilità di smuovere delle coscienze, che spesso sembrano assuefatte a logiche prettamente lucrose.
La Francia e i suoi cittadini, riuniti in associazioni animaliste e singoli, il 2 luglio scorso hanno stilato una lista di punti che vanno a toccare un sistema, ormai consolidato, che sfrutta la vita degli animali. La proposta si struttura dunque si struttura in 6 precise mozioni contro:
Questa proposta vuole essere concretizzata prima in un Referendum, cui saranno chiamati a votare tutti i cittadini francesi (qualora il Presidente non la esaminasse prima), oppure presentato prima al Consiglio costituzionale e poi al Parlamento.
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Non si può dire che il nostro Paese si sia mostrato completamente indifferente alle problematiche che riguardano gli animali, anzi rispetto agli esordi se ne è fatta di strada. Il primo articolo che trattava di animali è il 727 del Codice penale: esso però non considerava l’animale come un soggetto di diritto ma si appellava solo alla coscienza e al sentimento etico dell’uomo verso gli animali. In pratica esso era considerato alla pari di Res, una cosa, su cui appunto ricadeva la condotta umana.
L’art. 727 sarà superato dalla Legge 473 del 22/11/1993 che inaspriva le pene rivolte a chi agiva contro gli animali ma non garantiva una tutela sufficiente ai nostri quattrozampe. Il provvedimento più attuale risale al 20/07/2004 con la Legge 189 che vieta il maltrattamento degli animali, il loro impiego nei combattimenti clandestini e inserisce nel Codice penale il ‘Delitto contro il sentimento per gli animali’.
Ma di certo il percorso non è ancora completato se ancora chi sfrutta gli animali può continuare a farlo nei limiti consentiti dalla Legge. Vedremo brevemente qual è la situazione italiana sui 6 punti della Proposta di Legge francese.
In questo caso la normativa a cui si fa riferimento è il D.L. n. 181 del 27 settembre 2010, ovvero l’Attuazione della direttiva 2007/43/CE’. Essa stabilisce norme minime per la protezione di polli allevati per la produzione di carne, cui fanno eccezione:
gli stabilimenti con meno di 500 polli,
gli stabilimenti in cui sono allevati solo polli da riproduzione,
luoghi all’aperto o al chiuso per l’allevamento estensivo,
spazi per l’allevamento biologico (Leggi qui: Allevamento di polli: tutti i tipi e le tecniche utilizzate).
La normativa tutela alcuni aspetti della vita del pollo come ad esempio che gli sia garantito un abbeveratoio che non perda acqua, il mangime ai pasti e mai tolto prima di 12 ore dalla macellazione. Inoltre ogni pollo dovrà avere la possibilità di usufruire di una lettiera asciutta e in buone condizioni, vivere in un ambiente ventilato per evitare il surriscaldamento e non rumoroso; il pollo dovrà essere tenuto in buone condizioni di salute, ispezionato ed eventualmente curato o abbattuto (per non infettare gli altri). Si vieta inoltre ogni intervento chirurgico che arrechi danno o perdita di parti del corpo o alteri la struttura ossea del pollo. Si autorizza però la troncatura del collo (contro il cannibalismo e la plumofagia) solo sui pulcini che non hanno ancora 10 giorni di vita.
L’allevamento di animali da pelliccia in Italia è regolamentato dal D.L. 146/2001, ‘Attuazione della direttiva 98/58/CE relativa alla protezione degli animali negli allevamenti’. Tale provvedimento non vieta dunque l’allevamento di questi animali allo scopo di ricavare dalla loro pelliccia dei prodotti commerciali di lusso, ma regolamenta la loro vita. Essi dovranno essere allevati a terra in recinti che garantiscano loro il benessere (almeno prima della macellazione). E non vale per i visoni, sui quali gli allevatori possono scegliere o di tenerli liberi o chiusi in gabbia.
Se il Regolamento CEE 3254/1991 vieta l’uso delle tagliole per la loro cattura, in realtà si sono trovati varie ‘scorciatoie’ sulla questione, frutto della collaborazione tra Paesi di produzione e compratori (USA, Russia e Canada). Ma per fortuna ci sono state Nazioni, come la Germania che hanno intrapreso una strada decisamente opposta: Chiusi tutti gli allevamenti di animali da pelliccia in Germania.
Per quanto riguarda cani, gatti e foche, grazie alla LAV, la Legge 189/2004 vieta il commercio di pellicce di cani e gatti. In questo caso è stata l’Italia a dare il buon esempio e a influenzare positivamente l’Europa che ha stilato un nuovo Regolamento CE 1523/2007.
Per quanto riguarda l’allevamento intensivo, l’Italia punta tutta la sua attenzione sul benessere dell’animale in questione: questa è la priorità per garantire un prodotto finale ottimale. Infatti lo scopo è quello di arrivare a garantire una sicurezza alimentare al consumatore: l’animale dovrà vivere al meglio, con libero accesso negli spazi all’aperto, in modo che la sua carne sia di qualità migliore rispetto a uno costretto a vivere in condizioni disagiate.
Il Ministero della Salute ha stilato un ‘Piano Nazionale per il Benessere Animale’ che regola i criteri per avviare allevamenti in Italia, dei controlli annuali e un rapporto cistante tra allevatori e veterinari (Leggi qui: Benessere degli animali negli allevamenti: la controversa iniziativa europea).
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La caccia in Italia è consentita e la sua stagione si apre ufficialmente la terza domenica di settembre fino al 31 gennaio dell’anno successivo. Addirittura vi è la possibilità, per alcune regioni, di anticiparla al primo settembre e posticiparne la chiusura al 10 febbraio. Per gli ungulati invece la caccia è libera e consentita tutto l’anno.
Non si può cacciare il martedì e il venerdì: i trasgressori saranno perseguiti penalmente se sparano in quei due giorni della settimana. Così è stabilito nell’art.18 L.157/92. Inoltre i cacciatori non possono essere allontanati, neppure nelle proprietà provate, se in quel terreno la caccia è concessa (generalmente lo si indica con dei cartelli esposti e bene in vista). Non si può cacciare in Parchi regionali e nazionali, nelle oasi e nelle zone di ripopolamento e cattura.
E’ molto recente la norma sui circhi del DDL sullo spettacolo, grazie all’impegno delle associazioni animaliste che si sono battute per la eliminazione degli animali dagli spettacoli di intrattenimento per un pubblico, come il circo (Leggi qui: Circo con animali e alternative: tutta la verità da conoscere). Nonostante la resistenza delle società circensi, si è arrivati ad una notevole diminuzione di animali negli spettacoli, anche per le condizioni di vita in cui sono tenuti gli stessi tra uno spettacolo e l’altro. Si attende l’approvazione definitiva in ottobre. Se le cose non dovessero cambiare spetterà sempre ai singoli Comuni di decidere se sostenere o meno questo tipo di spettacoli in nome dell’etica e del benessere degli animali.
Per quanto riguarda la sperimentazione animale ci si deve rifare al D.L. 26/14, che attua a sua volta la direttiva CE 63/2010. In base a quest’ultima l’attività di sperimentazione animale dovrà essere controllata e fissata in condizioni per ogni fase dell’utilizzo dell’animale a scopi scientifici. L’animale non dovrà soffrire, il suo dolore dovrà essere ridotto al minimo, così la sua sofferenza, lo stress e i danni sul suo corpo. In sostanza si cerca di non utilizzare gli animali, a meno che non vi sia una valida alternativa al loro utilizzo a scopi scientifici.
Francesca Ciardiello
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