Una parabola quasi senza precedenti (per modello di vita e storia) quella del Principe Filippo di Edimburgo, amante degli animali. Un tempo era cacciatore, poi capì che quello che compiva era un vero e proprio abominio.
Ci sono storie che vanno raccontate per come appaiono, cercando di non giudicare a priori, ma andando in fondo, scordandosi la superficie. Non è facile. Soprattutto quando dinanzi a noi abbiamo la parola: caccia. Una “tradizione” che molti di noi cercano di far sparire per sempre. La famosa frase “caccio per sport” è ormai inaccettabile. Come lo è diventata, al tempo, per il Principe Filippo di Edimburgo, che da ex cacciatore si trasformò in amante e protettore degli animali. Un salto di qualità non indifferente, da ripercorrere in qualche aneddoto che lo ricorda anche in quale “passo” sulle vette italiane, in compagnia di alcuni amici del WWF.
Come alcune cose accadono è davvero inspiegabile. Un conto è mangiare la carne e poi, dopo una presa di coscienza, diventare vegetariani. Un altro è uccidere gli animali per “sport” e poi provare un amore smisurato nei loro confronti. Pentimento? Paura? Coraggio di cambiare?
Lo avremmo chiesto volentieri al Principe Filippo di Edimburgo, morto appena quattro giorni fa, a due mesi dal suo 100esimo compleanno. Non ce l’ha fatta a vedere i tre numeri sulla torta. Ma non siamo qui a parlare di questo, bensì del suo amore per il mondo animale, non del tutto scontato.
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La sua vita, appresso agli animali, inizia in modo terribile: il Principe amava cacciare, assieme ai suoi amici. Lo fece per un periodo di tempo, poi, in un momento di grande sconforto lasciò per sempre la caccia. Ma non fu quello il momento più alto: decise di entrare a far parte della squadra del WWF a livello internazionale, tanto da diventarne presidente dal 1981 al 1996, per quindici anni di fila. Dal 1996 fino al giorno della sua morte ne rimase presidente onorario.
Una conversione, quella per l’amore verso gli animali, che è rimasto molto personale. Un cambiamento secco, che viene ricordato anche da Fulco Pratesi, presidente onorario e tra i fondatori del WWF Italia: “Credo di poter dire di aver avuto un’amicizia particolare con lui. Un rapporto vero. Noi due, ex cacciatori, e poi amanti smisurati della natura e del mondo animale. Un tratto comune che ci ha portato a fare lungi discorsi, sul come preservare la natura e il mondo animale. Mi ricordo la sua totale indignazione per la caccia. Da quando cambiò idea non poteva più concepire quel mondo, come se in lui ci fosse un uomo nuovo”.
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Un ricordo potente, pazzesco e del tutto straordinario. Il Principe Filippo si è impegnato anche in tanti summit del WWF a livello internazionali, sostenendo molti movimenti ambientalisti e anche l’incontro con le religioni monoteiste per preservare e rispettare la natura. Un incontro che a oggi, però, non ha portato a molto. Non per demeriti suoi, ma per ciò che vediamo ai banchetti del Natale e della Pasqua, giusto per fare un esempio. Ma la lotta alla caccia, per farla cessare d’esistere, non si spegne con la sua morte. Anzi, rimane vivo il ricordo del suo cambiamento e che sia da esempio per molte altre persone.
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Michele Sordillo
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