Torna a tener banco la questione legata agli allevamenti di visoni: arrivano i primi divieti da diversi Paesi. La Lav sollecita lo stop anche da parte dell’Italia.
Ci sono alcune dinamiche strettamente collegate all’andamento societario che non possono essere lasciate in disparte. E se questo avviene, prima o poi la miccia si accende e la bomba scoppia. Dinamiche non più accettabili che provocano solamente del “male” a tutto l’assetto societario. Alcune le conosciamo bene e per questo si chiedono provvedimenti.
I primi provvedimenti, negli ultimi giorni, stanno arrivando direttamente dal mondo animale. Il Covid fa paura anche in questo mondo perché la diffusione potrebbe essere molto più ampia di quello che si pensa a tutt’oggi. Per questo, alcuni Paesi dell’Europa e non, stanno prendendo in considerazione il fatto di mettere i primi divieti ad alcuni specifici allevamenti.
E quando parliamo di specifici allevamenti non possono che venir fuori quelli legati ai visoni. Molti di loro sono stati drasticamente ridotti, se non del tutto cancellati. Il virus di quest’anno sembra averli colti in pieno e la tensione è massima. Molti Paesi, però, stanno già prendendo delle precauzioni, cancellandoli per sempre a livello istituzionale, con delle apposite leggi.
Quando una problematica tende ad allargarsi non si può più nasconderla. In teoria non si dovrebbe mai nasconderla, ma si sa: alcune volte siamo proprio restii ai cambiamenti più sani che portano in essere, sia dei sacrifici (questo sembra più che chiaro), ma, in ottica futura, dei veri e propri miglioramenti all’assetto societario.
Parliamo dunque degli allevamenti riguardanti i visoni. La notizia è di poche ore fa e riguarda direttamente un Pese europeo: l’Ungheria. Il Governo, con un’apposita legge, ha deciso di eliminare completamente gli allevamenti sui visoni. Non ne dovrà rimanere in circolazione nemmeno uno. Stessa cosa capiterà sulle volpi, nutrie puzzole. Animali destinati a finire sulle pellicce delle persone e per questo motivo, in relazione agli allevamenti, giustamente cancellati.
Il provvedimento è ovviamente finalizzato ad evitare il trasferimento di questi allevamenti da altri Paesi dov’è severamente vietato allevare visoni. Uno stop a cerchio potremmo dire, che presto speriamo si possa chiudere con l’eliminazione su scala internazionale. D’altronde il coronavirus ha evidenziato le tante falle che ci sono all’interno di questi allevamenti. In Ungheria, comunque, restano attivi gli allevamenti di cincillà e conigli legati alla produzione della landa d’angora, anche se il Governo sembra intenzionato a ridurli fino a eliminarli completamente.
Insomma, un passo avanti rispetto a questa vicenda che occupa lo scenario a livello internazionale. Proprio per questo motivo è intervenuta anche la Lav (Lega Anti Vivisezione), che ha alzato di nuovi i toni con altre dichiarazioni a distanza di pochi giorni da quelle già rilasciate in materia: “L’iniziativa del governo ungherese è lungimirante e l’unica realmente efficace. Invitiamo anche l’Italia a seguire questo programma. Ricordiamo che il provvedimento di momentanea sospensione, adottato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, non basta. È necessario, ora, che il nostro Paese vieti completamente e definitivamente gli allevamenti di visoni. Nel rispetto degli animali e della salute di tutti”.
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