Prende a calci un riccio e filma la scena, condividendola su Instagram
Una bravata infelice che ha fatto letteralmente infuriare i social e l’opinione pubblica.
Un quattordicenne residente nella campagna del Canavese è entrato nel mirino della cronaca per aver pubblicato il filmato nel quale ha palleggiato con un riccio trovato per strada, a Ciriè, in provincia di Torino.
Immediata l’indignazione in rete e la condanna delle associazioni animaliste. Anche il padre del giovane si è infuriato, chiamando subito il figlio chiedendogli cosa avesse fatto.
Il ragazzo, di nome Marco è stato intervistato dal quotidiano Repubblica e si è difeso, sostenendo di non aver ucciso l’animale ma di averlo trovato già morto: “Quando abbiamo visto quell’animale morto per terra, lo abbiamo fotografato e ci abbiamo fatto una storia su Instagram scrivendo ‘R.i.p riccio’, ma era uno scherzo“, afferma il ragazzo.
Quanto al palleggio, Marco ha ammesso che si è trattato di una cosa stupida. In nessun modo, però, ha tenuto a ribadire ha ucciso il riccio. Avrebbe trovato l’animale già in quelle condizioni e si difende da chi l’accusa di averlo messo sui binari per farlo schiacciare.
Marco vive in una casa di campagna, ha due gatti e ama la fauna. Per questo non vuole in nessun caso essere dipinto come un mostro.
Sul tema è intervenuto anche il padre, affermando di essere deluso dal comportamento del figlio e di non avergli mai insegnato a comportarsi in quel modo: “Il fatto è grave, ma non ha ucciso quell’animale. E gli insulti e le minacce che ci sono arrivati non ce li meritiamo”, dichiara l’uomo.
Dal canto suo, il quattordicenne ha confessato di essere “dispiaciuto soprattutto per la mia famiglia: so di averli delusi. Se dovrò pagare per quel che ho fatto sono pronto a farlo. Però davvero non sono un mostro, ma solo un ragazzo che ha fatto una cosa stupida”.
Il caso ha fatto scalpore, riportando in primo piano il tema della violenza minorile sugli animali. Negli ultimi anni, le organizzazioni hanno infatti segnalato un aumento dei casi di giovani violenti. Il pericolo è anche quello dell’emulazione ovvero l’imitazione di questi gesti crudeli.
Baby gang e bulli che si divertano a condividere sfide, spingendo sempre oltre il limite della decenza, arrivando a gesti crudeli nei riguardi degli animali: cani e gatti, usati come palloni, torturati e gettati via come degli oggetti.
Secondo i dati e diversi studi psicologici, i giovani violenti con gli animali devono essere tenuti sotto controllo in quanto crescendo potrebbero diventare adulti pericolosi. E’ stato dimostrato che oltre l’80% dei killer seriali hanno torturato e ucciso animali nell’infanzia. La violenza sugli animali è un campanello d’allarme con il quale i bambini esprimono un disagio. Spesso viene collegata ad abusi subiti dagli stessi bambini. Dopo i 6 anni, i bambini devono essere monitorati e se gesti violenti sugli animali persistono dopo i 12 anni, è spesso suggerito un percorso clinico.
Lo psicologo Joni Johnston in un interessante articolo al riguardo sula rivista Psychology Today, ha specificato che i genitori dovrebbero preoccuparsi se il bambino è violento con gli animali. In età prescolare, Johnston è importante “spiegare al bambino che non deve maltrattare un animale così come un altro bambino”. Secondo lo psicologo, “dai 6 ai 12 anni, se il bambino maltratta o è violento con un animale, ciò indica un problema psicologico o potrebbe essere l’indizio di un abuso sessuale. Sopra ai 12 anni, i ragazzini che maltrattano gli animali sono a rischio e devono essere seguiti da specialisti”.
Il caso ha ovviamente destato l’attenzione delle associazioni animaliste le quali hanno voluto ricordare i diversi casi di violenza registrati in passato. Tra questi, Riccardo Manca di Animalisti Italiani ha riservato un post, pubblicando la fotografia di un riccio con la scritta “Nessuna differenza” per rimarcare quanto una qualsiasi vita sia preziosa che sia quella di un cane, un gatto, un riccio o un uccellino e va rispettata.
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C.D.
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