Una femmina di pitbull è stata fatta annegare in un laghetto artificiale in provincia di Vicenza: condannato il proprietario dell’animale.
Ha ucciso il suo cane, una femmina di pitbull, in un modo macabro: annegandola con una pietra legata al collo. I fatti, avvenuti in provincia di Vicenza, risalgono al 9 marzo dello scorso anno, quando alcuni operai al lavoro in una cava di Sandrigo avevano rinvenuto ai bordi di un laghetto artificiale il corpo del cane in stato di decomposizione. Il povero animale aveva il cranio deformato, indice probabilmente di ulteriore e precedente violenza, e una cinghia legata a un grosso sasso, il tutto stretto intorno al collo. La denuncia venne fatta poi dalla Lav e dall’Enpa di Vicenza, che ha reso di dominio pubblico lo straziante episodio.
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Grazie alle indagini, coordinate dalla Procura di Vicenza, si è potuti risalire al proprietario dell’animale, un uomo residente a Lusiana Conco, individuato attraverso il microchip trovato sulla carcassa del pitbull. Furono poi i tabulati telefonici a incastrare l’uomo di fronte alle proprie responsabilità. Così, nelle scorse ore, si è giunti alla condanna penale nei confronti dell’uomo che si è reso protagonista di una barbarie simile: il proprietario della femmina di pitbull è stato infatti condannato a sei mesi di reclusione, sostituiti da una multa di 6.750 euro, con pena sospesa, per l’uccisione del suo cane.
Una sentenza accolta positivamente da Piera Costa, responsabile della Lav di Vicenza: “Ringraziamo la Procura di Vicenza, il Comandante dei Carabinieri di Thiene e la Stazione dei Carabinieri di Sandrigo – in particolare il Maresciallo Silvia Parlante – per l’accuratezza e la tenacia con cui sono state condotte le indagini. Anche considerata la sospensione della pena, l’associazione valuterà se procedere con una richiesta civile di risarcimento dei danni, in qualità di parte offesa. Un ringraziamento va anche a Laura Carnevali di A.N.P.A. Thiene – prima associazione allertata e sopraggiunta. Un grazie speciale al nostro volontario e Avvocato Matteo Gasparin”. Intanto, la Lav prosegue la sua battaglia per pene più severe per questo tipo di reati.
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