Ben sette pitbull in pessime condizioni, detenuti in un appartamento a Torino, due dei quali legati al termosifone, gli altri collocati tutti insieme in una piccola gabbia. All’esterno, liberi nell’appartamento vi erano due cuccioli che cercavano del cibo.
Grazie alla segnalazione di un condomino sul posto è intervenuta la polizia. La proprietaria, una cittadina italiana di 24 anni, si è presentata dopo quattro ore dall’intervento della polizia che ha accertato le pessime condizioni in cui erano reclusi i cani.
Nonostante le palesi violazioni del benessere animale, la donna si è difesa sostenendo di “amare i cani” e di aver avviato un piccolo commercio che si fondava sulla compravendita dei cani e dei cuccioli.
Tuttavia, in base allo scenario di fronte al quale si sono trovate le autorità, era chiaro che i cani erano lasciati in balia di loro stessi tutto il giorno, in uno stato di semi abbandono ma anche di sofferenza. I cani sono stati affidati alle cure della sezione Enpa di Torino, mentre la giovane donna è stata denunciata per maltrattamenti di animali.
Purtroppo la compravendita privata è un fenomeno diffuso, un modo con il quale è facile arrotondare il mese. Questo tipo di commercio ha trovato nella rete un supporto notevole grazie ai vari siti per annunci e anche nei social. Tuttavia, si tratta spesso di un commercio sommerso, che potrebbe celare delle irregolarità e soprattutto nascondere allevamenti illegali nei quali non vengono garantite le cure necessarie agli animali. Per ovviare a questo problema, la Francia nel 2016 ha introdotto una nuova normativa, per cui i privati che intendono vendere dei cuccioli o dei cani in rete, è necessaria la registrazione al Ministero delle Politiche agricole. Un sistema con il quale le istituzioni possono tenere sotto controllo delle irregolarità, garantendo al contempo un sistema sicuro e rintracciabile per tutelare gli animali. Una politica simile è stata applicata anche Vallonia, nei Paesi Bassi, dove le restrizioni sono state esasperate e per cui in base all’ordinanza introdotta nella regione belga, è strettamente vietato pubblicare annunci di vendita, regalo o adozione di animali. Casi estremi che in parte penalizzano tutto il settore del volontariato. Tuttavia, come ha ben ricordato il presidente della provincia della Vallonie, chi intende adottare si rivolgerà ai canili o ai rifugi riconosciuti. Si tratta sicuramente di un limite alla libertà di chi opera per il bene ma che in parte garantisce la possibilità di monitorare il fenomeno del commercio illegale e al contempo di limitare gli abbandoni, per cui le stesse adozioni, saranno sempre seguite da associazioni registrate.
Il caso di Torino è emblematico e in parte una vicenda estrema che in parte rovina la buona fede di molte altre persone. Tuttavia, questo fatto, in parte solleva un problema che dovrebbe forse essere regolamentato anche nel Belpaese.
C.D.
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