Nelle scorse settimane, in Brasile, era emersa la vicenda di un agricoltore di 46 anni, Edivalson Francisco Souza, morto dopo essere stato morso da un cosiddetto pipistrello vampiro, detto anche vampiro vero di Azara, il cui nome scientifico è Desmodus rotundus. L’episodio è avvenuto a Paramirim, nello Stato di Bahia, nel nord-est del Paese.
Ma al di là di queste specie più pericolose, quali sono i rischi reali derivanti dal contatto coi pipistrelli e cosa sappiamo di questi mammiferi? Innanzitutto le caratteristiche più comuni, ossia che volano, “vedono” grazie alle loro orecchie, consumano zanzare in gran quantità e dormono appesi a testa in giù. Ma sono anche i mammiferi che trasmettono il maggior numero di virus e che sono pericolosi anche per le persone, che possono infettare.
A confermarlo è uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista Nature e realizzato da un gruppo di ricercatori dell’organizzazione EcoHealth Alliance. Il primo passo è stato quello di mettere in piedi un database con la lista di tutti i virus conosciuti che infettano sia gli esseri umani che altri mammiferi, una lista che conta quasi 600 virus e 750 specie.
Analizzando questo database, si evince che il pipistrello è l’animale da cui più frequentemente avviene lo spillover, vale a dire il passaggio di un virus da una specie all’altra. Ma perché i pipistrelli siano particolarmente efficienti nel trasmettere malattie agli esseri umani? E’ una domanda alla quale gli scienziati ancora non sanno rispondere con certezza e diverse sono le ipotesi in campo.
La principale è che vivendo in colonie molto popolose e con un’alta densità, molto facilmente possano trasmettersi e ritrasmettersi virus, quindi facilitare le mutazioni genetiche, comprese quelle che rendono un virus capace di infettare gli esseri umani. In secondo luogo, dato che i pipistrelli possono spostarsi su lunghe distanze, si ritiene sia per loro più facile trasmettere virus sia da una colonia all’altra, che diffondendoli in grandi regioni.
Un terzo fattore è legato all’esistenza di più di 1.300 specie di pipistrelli nel mondo, vale a dire uno ogni cinque mammiferi. Tale evoluzione avrebbe fatto sì che venisse favorita contestualmente l’evoluzione di tante specie di virus diverse. Più in generale, gli esseri umani sono a rischio virus quando entrano in contatto con altri animali simili dal punto di vista genetico e che vivono a più stretto contatto, ovvero i roditori e i pipistrelli.
Il risultato dello studio di EcoHealth Alliance rassicura però su un elemento chiave, ovvero che lo spillover potrebbe manifestarsi in maniera molto più probabile in aree tropicali. Inoltre, se le persone non invadono gli habitat naturali dei pipistrelli e non li distruggono, hanno molti meno rischi di contaminazione da virus.
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