Altro gravissimo fatto in quel di Londra: i pinguini, rinchiusi in un famoso acquario, costretti a vedere anche i film di Natale.
Dove vuole arrivare il capitalismo sfruttando ogni cosa che gli capita a tiro? Un sistema che “forza” le cose, le quali non rispettano le leggi di natura, non è un sistema che regge. Prima o poi crolla. E lo stiamo vedendo tutti noi, con l’avvento del coronavirus. Molto spesso non abbiamo un piano B da mettere in atto. Non tanto perché non lo possediamo, ma perché non lo abbiamo mai pensato. E pensare “provoca” fatica, anche se è la cosa più bella che un essere umano può compiere nel corso della sua vita. Un gesto che però richiede tempo nel corso della stessa vita che noi tutti conduciamo giornalmente.
Quando, però, il pensiero è ridotto all’osso, l’essere umano si addormenta. Finisce in un torpore megagalattico, che nemmeno “una bomba scoppiata” sopra la testa potrebbe far risvegliare. Un torpore che, molto spesso, danneggia anche altri esseri viventi, i quali, non di certo per colpa loro, non hanno la forza del pensiero o, se volete, della ragione: gli animali. Costretti a subire nefandezze (tanto per dirla alla buona) che arrivano per “mano” dell’uomo.
Nefandezze che provocano maltrattamenti, abusi, vizi umani, porcherie vere e proprie. Al cospetto di alcuni fatti, giornalisticamente parlando, non si possono che usare termini duri per descrivere ciò che non vorremmo mai fosse fatto a noi. Lì, dove non arriva il pensiero, le parole hanno il compito di risvegliare le coscienze finite in un fondale marino che non vede più luce, ma soltanto il buio, di una finta risalita, finché l’annegamento non è l’unica via percorribile. Vogliamo annegare o provare a risalire tutti assieme?
Gli animali non sono come gli esseri umani. Non smetteremo mai di ripeterlo. Noi viviamo con la ragione, il pensiero, e anche quando siamo persuasi di poter provare un istinto, quell’istinto arriva dopo un fatto assimilato e ragionato. L’animale no: una mucca, ad esempio, non mangerà mai una bistecca se posta dinanzi ai suoi occhi, ma sempre e solo un covone di fieno. Questo si chiama istinto, il resto… ragione.
E la ragione, “data” da Platone, che ci ha insegnato a pensare come a tutt’oggi pensiamo, dovrebbe funzionare per aiutare gli animali a vivere in armonia con noi e con l’ambiente circostante, non per distruggere il loro modo di vivere. Come ormai accade a Londra da anni a questa parte. Non basta la formazione, assurda, di un acquario, dove si tengono prigionieri gli stessi pinguini che vorrebbero vivere difronte le distese di un oceano, dove attingere per fare riserve di cibo, o su immense lastre di ghiaccio.
No! Ora, per alimentare un turismo giustamente in crisi per una società che non sa rimediare ai propri mali, bisogna che i pinguini di turno, all’interno del SEA LIFE London Aquarium, debbano essere messi, prima in gabbia, e poi di fronte a un maxischermo dove vengono trasmessi dei film di Natale, per fungere solamente da attrazione, per un pubblico, più che pagante, potremmo dire addormentato, nell’involucro del capitalismo. Se davvero Gesù (per chi crede o per chi lo “usa” per spiegare una vera rivoluzione) dovesse “tornare in Terra”, spazzerebbe via tutto questo orrore come fece con i commercianti che vendevano la loro merce nel tempio sacro.
Non abbiamo più il senso della misura. Parte dell’umanità, invece di ritenersi parte (scuserete il gioco di parole) di un qualcosa di ancora più grande e unito, pensa di essere il solo e unico detentore del mondo intero. Proseguendo in questo modo (e l’episodio dei pinguini è solo uno dei tanti, in giro, soprattutto nell’Occidente “progressista”), oltre la pandemia da coronavirus, troveremo dinanzi a noi un grande vuoto pronto ad accoglierci. Forse, in quel preciso momento, molti animali torneranno liberi di poter vivere nel loro habitat naturale. E noi esseri umani… beh: annegare o risalire?
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