Lega difesa del cane in polemica con la nuova legge sul randagismo in Basilicata
Il tema del randagismo è un argomento critico per molte regioni dove si tratta di una vera e propria piaga. Regioni del Sud come Puglia, Basilicata, Campania o Sicilia come anche la Sardegna sono sempre al centro dei riflettori al riguardo.
L’abbandono è un reato e da un punto di vista normativo, i comuni sono responsabili degli animali randagi e vaganti sul territorio. Per legge, le istituzioni sono chiamate ad intervenire per il recupero degli esemplari e il monitoraggio del fenomeno.
Combattere il randagismo
In questi ultimi anni sono stati avviati diversi programmi per ridurre il randagismo. Dagli incentivi a chi adotta un animale, alle campagne di sterilizzazione e castrazione gratuiti come anche dei microchip. Quello che emerge è che in alcune aree del paese, la sacca del randagismo è ancora presente e non stenta a ridursi.
Aree geograficamente emarginate, zone di campagna dove l’animale spesso non è percepito da compagnia quanto un’utilità. Che sia da guardia, da caccia, da guardiano di un gregge, quando non serve più in molti casi viene allontanato. Inoltre, molti cani padronali non vengono sterilizzati e contribuiscono a fare cucciolate su cucciolate, cuccioli indesiderati che vanno ad aggiungersi ai randagi già presenti sul territorio.
A questo si aggiungono gli abbandoni. Cani di razza che ogni anno vengono lasciati dai padroni perché stanchi di prendersene cura. In Sicilia o in Campania esiste anche il fenomeno dei combattimenti illegali, il detenere cani molossoide perché di moda. Risultato? Alla schiera dei randagi si aggiungono esemplari di razze difficili da gestire e che creano problemi agli stessi volontari nella gestione dei canili e rifugi. Questi esemplari infatti non possono stare in box con altri cani e necessitano una gestione più mirata.
Il problema risiede nel monitoraggio, nel far applicare le norme già in vigore. Molte volte si preferisce far finta, non intervenire e lasciare l’animale sul posto. Che sia per omertà, con appalti affidati per favoritismo e non per merito, che sia per coprire alcune categorie come i cacciatori, spesso, le istituzioni intraprendono decisioni con le quali non risolvono né tanto meno riducono il problema.
Basilicata eutanasia nei canili
Di fronte all’emergenza del sovraffollamento dei canili, in diverse occasioni, alcune Regioni hanno cercato di reintrodurre la soppressione dei cani recuperati così come il Comune di San Cataldo in Sicilia.
Decisione che hanno sempre fatto discutere e sollevato ondate di polemiche considerando che in Italia è vietata l’eutanasia nei canili se non in casi di animali gravemente feriti o con patologie incurabili.
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Eppure, ancora una volta, c’è un nuovo tentativo di reintrodurre l’eutanasia nei canili. A farlo presente, la Lega Nazionale Difesa del Cane che ha scritto al Presidente della Giunta e del Consiglio Regionale della Basilicata, evidenziato lo sbaglio nel raccordo tra due norme contenute nella LR 46/18 e invitando a correggerlo rapidamente senza attendere la pronuncia della Corte Costituzionale.
Infatti, secondo quanto viene evidenziato, in questi giorni, il Governo ha impugnato la Legge Regionale n. 46 del 2018 promulgata dalla Regione Basilicata riguardo alle “Disposizioni in materia di randagismo e tutela degli animali di affezione”.
All’interno della nuova norma,sarebbe consentita la soppressione degli animali di affezione accalappiati se i proprietari non ne denunciano lo smarrimento entro 5 giorni.
“Una tale evenienza sarebbe ovviamente contraria alla normativa nazionale: la legge Quadro 281/91 infatti prevede che la soppressione eutanasica può avvenire solo se gli animali sono gravemente malati, incurabili e di comprovata pericolosità”, scrive Lndc.
Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection ha dichiarato che si tratta di una “grave violazione di un principio cardine della tutela animale, ho analizzato la Legge Regionale insieme al Responsabile Diritti Animali della nostra Associazione l’avv. Michele Pezone” .
La Rosati ha voluto credere che sia evidente un errore in un riferimento sbagliato tra due articoli.
“L’articolo in cui si illustra il compito della ASL, tra i tanti, di effettuare le eutanasie, doveva fare riferimento all’articolo contenuto nella legge regionale in cui si specifica che gli animali possono essere soppressi solo se gravemente malati o incurabili, in conformità alla legge nazionale. Invece, probabilmente per una svista – che ritengo alquanto grave – fa riferimento all’articolo in cui si fissa l’obbligo dei proprietari di denunciare lo smarrimento del proprio animale entro 5 giorni, sicché la lettura combinata delle due norme porta ad un risultato aberrante”.
Per questo la presidente Lndc ha inviato una lettera spiegando che “per come è formulato ora il testo, rischia infatti di essere molto pericoloso se applicato alla lettera”.
“Una formulazione probabilmente sbagliata del nuovo testo potrebbe portare alla soppressione di cani smarriti, in totale contrasto con la legge nazionale”. Conclude la Rosati.
C.D.
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