Pet Therapy applicata a trattamendo di emodialisi: applicata per la prima volta in Italia, la cosa sta mostrando risultati sorprendenti.
La Pet Therapy è una prassi ormai ben consolidata in moltissimi paesi. Anche in Italia. Ne è prova l’utilizzo di Pongo, un bellissimo esemplare di Labrador, durante il trattamento di emodialisi. Una cosa mai provata prima, mentre invece in altri ambiti l’interazione tra pazienti ed animali viene applicata. In questo ambito però è la prima volta che accade, e questo grazie al dipartimento di veterinaria dell’Università Federico II di Napoli. Che al centro di emodialisi ‘Kidney’ sta utilizzando Pongo per portare conforto ai pazienti, in quello che è un trattamento a tutti gli effetti ancora sperimentale. Pongo ha 8 anni e già da diverso tempo viene utilizzato nella Pet Therapy. I dottori ed i pazienti con cui si trova ad interagire lo hanno preso in grandissima simpatia. Ed è stato notato che la pressione, solitamente soggetta ad abbassamenti anche repentini, nelle persone che entrano in contatto con questo splendido cane rimane invece a livelli stabili.
Pet Therapy, la sua applicazione ha risultati grandiosi in ogni ambito
Ma ci sono anche altri benefici da questo aspetto, a cominciare da quelli relativi all’umore. Il morale di chi si trova costretto a stare anche per diverso tempo in un letto d’ospedale tende a restare alto quando c’è il quattrozampe nella stessa stanza. Tutto questo apre alla possibilità, in un futuro anche relativamente non lontano, di poter espandere la Pet Therapy anche ad altri centri che trattano situazioni cliniche delicate. I Labrador sono la razza canina che meglio sembra essere predisposta nell’applicazione alla Pet Therapy. E l’utilizzo degli animali viene esteso a casi anche molto diversi tra loro, e non sempre strettamente inerenti una situazione clinica nello specifico. La Per Therapy ed i Labrador ad esempio vengono messi in pratica anche per curare i nefasti effetti della dipendenza da droga e stupefacenti. A quanto pare, i risultati sono davvero ‘stupefacenti’. Ma lo stesso vale anche per aiutare i più piccoli alle prese con autismo o addirittura rimasti vittime del bullismo.
A.P.