Alcune persone riescono a capire meglio i bisogni e il linguaggio del cane
Un dibattito aperto da un punto di vista della ricerca. Quello che vede contrapporsi chi ama gli animali e chi non li ama. Questo si estende anche al capire del perché alcune persone comprendono e si relazionano meglio con i cani rispetto ad altre.
Un tema che è stato oggetto di uno studio pubblicato a novembre 2019 sulla rivista Scientific Reports, condotto da un team di ricercatori tedeschi e del Regno Unito. Gli studiosi hanno cercato di capire se l’esperienza umana con i cani influisce sulla capacità delle persone a identificare e a capire meglio le emozioni e lo stato d’animo del cane.
Studio emozioni dei cani
La ricerca ha preso in esame un campione di persone proprietarie di cani suddivise tra che era cresciuto con i cani e chi non era cresciuto in un ambiente culturale nel quale non vi fossero atteggiamenti “positivi per i cani” o con una cultura cinofila.
Come ad esempio, individui cresciuti in Europa o in Occidente che considerano il cane come membro della famiglia a differenza di chi deriva da società islamiche dove gli animali domestici sono rari.
Sono stati osservati quattro gruppi, per un totale di 88 adulti e 77 bambini:
-proprietari di cani europei
-Europei che non possedevano cani
-Musulmani provenienti da paesi in cui l’Islam è la religione di maggioranza, che vivevano in Europa da almeno tre anni, ma non possedevano un cane
– musulmani che vivono in Marocco che non possedevano nemmeno un cane
Le persone sono state sottoposte alla visualizzazione di immagini di animali e umani, con diversi stati d’animo.
20 cani, 20 scimpanzé e 20 persone che esprimevano diverse emozioni:
- felicitÃ
- tristezza
- rabbia
- paura
- espressione naturale e neutra
I partecipanti hanno dovuto valutare in che misura ogni immagine rappresentava l’emozione, ovvero il ​​contesto in cui le fotografie sono state scattate. Se ritenevano che il cane nella foto in una delle fotografie stesse giocando o per attaccare qualcuno.
Risultati del test
E’ emerso che i bambini avevano maggiore capacità nel riconoscere le emozioni dei cani, indipendentemente dalla loro esperienza o inesperienza nell’interazione con i cani. I bambini hanno maggiormente riconosciuto le espressioni di gioia o di rabbia nei cani, mentre le altre emozioni le hanno individuate meglio nei scimpanzé.
Negli adulti, la capacità di riconoscere le emozioni variava in base alla loro esperienza con i cani. Dai risultati, gli adulti con più esperienza come ad esempio quelli che sono cresciuti con i cani o hanno vissuto in un ambiente culturale nel quale vi è rispetto del cane, sono stati migliori nel riconoscere le emozioni dei cani rispetto ai partecipanti con meno esperienza.
Emozioni dei cani
“Questi risultati sono degni di nota perché suggeriscono che non è necessariamente l’esperienza diretta con i cani (vale a dire la proprietà del cane) che influenza la capacità dell’uomo a riconoscere le emozioni dell’animale quanto l’ambiente culturale in cui crescono le persone”, ha dichiarato uno degli autori dello studio.
“Crescere in un ambiente culturale in cui i cani sono considerati importanti per l’uomo e che sono integrati nella vita umana, può comportare una diversa esposizione passiva o un diverso interesse e una certa inclinazione verso questa specie”. Ha aggiunto il ricercatore.
Si tratta di un primo passo che dovrà poi essere approfondito e ampliato. Infatti, vi era solo il pastore tedesco nelle fotografie e le espressioni di questa razza sono di norma più facili e chiare da capire.
Juliane Bräuer del Max Planck Institute for the Science of Human History ha affermato che lo studio dovrà essere integrato: “Riteniamo che sarebbe utile condurre ulteriori studi con i quali determinare quale aspetto culturale influisca sulla capacità di relazionarsi con i cani, di capire le sue emozioni del cane, i suoi stimoli, nonché espressioni del suo corpo e i segnali che invia”.
“In questo modo, potremmo sviluppare una migliore comprensione delle variazioni interculturali nel riconoscimento delle emozioni”. Sottolinea la ricercatrice, auspicando che queste ricerche siano utili per prevenire “incidenti che si verificano tra persone e cani provocati dall’incapacità dell’uomo di leggere i segnali dei cani”.
C.D.
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