Nuova conquista per gli amanti degli animali! A stabilirlo una nuova sentenza della cassazione.
Finalmente i i dipendenti del pubblico impiego possono avvalersi del permesso per gravi motivi familiari e personali anche per assistere il proprio animale domestico.
Per il dipendente che ha bisogno di curare il proprio animale domestico non esiste un permesso vero e proprio ma d’ora in poi potrà avvalersi del permesso “per gravi motivi familiari e personali”.
A stabilirlo è stata una sentenza della cassazione dopo svariati episodi nel quale alcuni dipendenti non hanno potuto prendere un permesso.
Una giovane single lavoratrice dell’ Università di Roma doveva assentarsi dal lavoro per accudire il suo cane che avrebbe dovuto subire un intervento urgente.
Effettuata la richiesta ha ricevuto una risposta negativa che si è poi trasformata in un responso positivo grazie all’aiuto giuridico dell’ufficio legale della Lega antivivisezione.
Il responso positivo ricevuto è dovuto al fatto che :” la non cura di un animale di proprietà integra, secondo la Cassazione, il reato di maltrattamento degli animali previsto dal Codice penale all’art. 544-ter. Non solo. Vige il reato di abbandono di animale, come previsto dalla prima parte dell’articolo 727 del Codice penale”.
«È evidente, quindi, che non poter prestare, far prestare da un medico veterinario cure o accertamenti indifferibili all’animale, come in questo caso, rappresentava chiaramente un grave motivo personale e di famiglia, visto che la signora vive da sola e non aveva alternative per il trasporto e la necessaria assistenza al cane»spiega una nota della Lav.
Grande soddisfazione per gli animalisti che sono entusiasti dell nuova sentenza anche se valida solo per i dipendenti del pubblico impiego e non per quando concerne il settore privato non per quelli del settore privato.
Il presidente Lav Gianluca Felicetti ha dichiarato : “D’ora in avanti, con le dovute certificazioni medico-veterinarie chi si troverà nella stessa situazione potrà citare questo importante precedente. Un altro significativo passo in avanti che prende atto di come gli animali non tenuti a fini di lucro o di produzione sono a tutti gli effetti componenti della famiglia»
L.L.
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