Pawternity leave: così i nostri cani non restano mai soli

Pawternity leave: così i nostri cani non restano mai soli

Pawternity leave

Nelle scorse ore, abbiamo tracciato una mappa di quanto accade a proposito di congedo parentale negli altri Paesi. Ad esempio, negli Usa molte aziende hanno adottato il congedo parentale per gli amici a quattro zampe. Si tratta di una nuova prassi che prevede fino a due settimane di riposo per i dipendenti che hanno animali domestici. Lo scorso ottobre, l’Italia era stata investita da un vero e proprio caso.

Infatti, aveva fatto notizia la vicenda di una dipendente dell’Università La Sapienza di Roma che è riuscita ad ottenere due giorni di malattia retribuita. Così è stata vicina al suo cane dopo un intervento piuttosto delicato. La battaglia è stata sostenuta dalla Lav, che ha accolto con toni trionfalistici la decisione. Diverse le testate estere, dal ‘Daily Mail’ al ‘New York Times’, che hanno ripreso la notizia.

Ma che qualcosa si muova sul tema, anche abbastanza rapidamente, lo testimonia lo sviluppo negli Usa della Pawternity leave: gatti e cani, grazie a una serie di provvedimenti, sono di fatto sempre più presenti e considerati membri della famiglia. Soprattutto a New York, sembra aver preso piede. Il nome gioca con la più nota Paternity leave: il paw iniziale sta per zampa ed è un chiaro riferimento agli animali.

Il plauso di Gianluca Felicetti

Gianluca Felicetti, Presidente Lav, si dimostra entusiasta di quanto avviene negli Usa: “E’ un segnale chiaro quello che arriva dagli Usa e di cui siamo stati precursori in Italia: di recente abbiamo sostenuto con successo l’azione di una dipendente pubblica romana che ha chiesto, ed ottenuto, il riconoscimento del permesso retribuito per curare il proprio cane, primo caso nel nostro Paese”. Ma se New York è sicuramente un fiore all’occhiello, portare gli animali sul lavoro sta prendendo sempre più piede ovunque.

I dati nel Vecchio Continente

Secondo alcuni dati, c’è l’11% delle aziende in cui sarebbe permesso tenere la cuccia sotto la scrivania. Anche nel Vecchio Continente, comunque, i dati sembrano confortanti. Un lavoratore dipendente su dieci attualmente lavora in un ufficio “pet-friendly”. Va però detto che da un’indagine emerge che il 68% dei dipendenti che possiedono un cane se lo porterebbe volentieri sul posto di lavoro.

 

GM

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