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Pasqualino non ce l’ha fatta: trovato a Palermo, le sue condizioni erano troppo gravi

Alcune volte, la loro piccola anima, prigioniera di un corpo martoriato, non ce la fa a sopravvivere, nonostante l’amorevolezza di chi non è restato indifferente alla loro sofferenza. Purtroppo, spesso capita di arrivare troppo tardi e per chi ha cercato di lottare al fianco di una piccola creatura resta un amaro e una ferita nel cuore e si dovrà rassegnare al fatto di avercela messa tutta.  E’ il triste epilogo della storia di Pasqualino, il piccolo pincher abbandonato in un catino, cosparso d’olio e di zolfo, lasciato davanti all’abitazione di una donna, a Palermo, il giorno di Pasqua.
Il povero esemplare a distanza di due settimane non ce l’ha fatta. I volontari hanno sperato fino all’ultimo di poterlo salvare, ma fin dall’inizio le sue condizioni si sono rivelate critiche. Infatti, il piccolo pincher aveva una grave insufficienza renale che non è stato possibile recuperare. Lo stesso veterinario che ha seguito il caso, ha accertato che il cagnolino era malato da tempo. Le sue condizioni sono peggiorate in quanto non avrebbe mai ricevuto una cura per la patologia.

L’unica consolazione dei volontari è stata quella di pensare che Pasqualino è morto in una casa al caldo, senza soffrire, circondato dall’affetto, forse mai ricevuto.
“Piccola anima innocente vittima della ignoranza, della superficialità, della insensibilità dei tuoi ex padroni se almeno ti avessero abbandonato prima forse ci sarebbe stata una speranza. Lo hanno visto che eri ammalato, se ne sono resi conto ma non sono andati da un veterinario. Ti hanno finito con olio e zolfo magari pensando che fosse la rogna. E poi olio e zolfo costano poco, così come la diagnosi che hanno fatto senza scomodarsi per delle analisi vere. Poi, visto che olio e zolfo non funzionavano, ti hanno abbandonato in un catino”, scrivono i volontari, sottolineando che lo hanno fatto “senza pensare che ti hanno condannato con olio e zolfo che hanno finito il lavoro di distruzione intossicandoti”.

Purtroppo, la vicenda è estremamente rappresentativa di come in molte zone permangono tradizioni e mentalità arcaiche nei riguardi degli animali, indifferenti alla loro sofferenza. Contesti in cui non vi è né l’educazione al rispetto, né la sensibilità verso la vita. Aree e fasce di popolazione sulle quali le istituzioni dovrebbero maggiormente concentrarsi e avviare non solo campagne di sensibilizzazione ma anche monitoraggi più costanti per tutelare i diritti degli animali.

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