Una storia scioccante che rimbalza sulle pagine di cronaca estera riguardo ad un gatto soppresso in Islanda. Secondo le indiscrezioni, la proprietaria di origine svizzera di 55 anni, era andata nel paese per una vacanza, portando con sé il proprio gatto, senza tuttavia eseguire tutte le pratiche obbligatorie per introdurre l’animale sull’isola.
Purtroppo il povero gatto è stato sequestrato e portato presso un veterinario locale dove, dopo neanche due ore, è stato sottoposto ad eutanasia.
Una condanna a morte senza che la proprietaria potesse fare nulla per poter salvare il suo animale da compagnia. In base alla normativa dell’Islanda, qualsiasi animale che entra nel paese deve possedere tutti i documenti d’identità, le vaccinazioni aggiornate e deve permanere in quarantena per un mese.
La turista svizzera purtroppo era giunta in Islanda via nave durante una crociera dove non erano state esplicitate tutte queste richieste come quando viene intrapreso un viaggio in aereo.
Una vera e propria ingiustizia di cui è stato vittima l’animale che dopo il sequestro non è stato più riconsegnato alla sua proprietaria. Un caso simile, sottolineano i media locali, si è verificato nel 2003 quando una coppia di turisti francesi, sempre approdati tramite ferry, avevano nascosto il loro gatto alle autorità.In quel caso, la coppia reagì violentemente alle autorità, arrivando alla colluttazione con la polizia, in un ultimo tentativo di salvare il loro animale. La coppia passò una notte in carcere e grazie all’intervento dell’ambasciata francese fu scagionata dopo il pagamento di una multa per traffico di animale vivo in Islanda.
Una normativa introdotta per tutelare l’ecosistema del paese che, in parte come molte altre isole o continenti come Nuova Zelanda o l’Australia, mira a proteggere anche dalla diffusione di malattie o infezioni che non sono mai state contratte e dalle quali gli animali e i residenti dell’isola non sono immuni.