Quelle che dall’esterno appaiono come un paradiso turistico con il Covid si sono trasformate in un inferno per i poveri cani randagi dell’Isola.
Con gli occhi del viaggiatore tutto sembra sempre essere fantastico. Spiagge da sogno in cui potersi rilassare e godere le proprie vacanze sono però solo una parte della realtà delle famose Isole Fiji. Purtroppo, con l’arrivo del Covid e le numerose restrizioni connesse, quello che un tempo era considerato un vero e proprio paradiso turistico si è trasformato in un inferno. Questo passaggio drastico di prospettiva è dovuto all’aumento vertiginoso del numero di cani randagi che vivono, e sopravvivono, in tutte le strade e le città. A causa della pandemia, infatti, sono state fermate tutte le operazioni di sterilizzazione e questo ha avuto come conseguenza proprio il proliferare incontrollato di animali lasciati abbandonati a loro stessi.
Non è assolutamente tutto ora quello che luccica. Quella che è sempre stata vista come una meta turistica a cui ambire per le vacanze si è trasformata negli ultimi due anni in un luogo davvero diverso. Le meravigliose spiagge delle Isole Fiji rimangono sempre al loro posto, con l’aspetto da foto da cartolina e la promessa di potersi lasciare andare a giornate di sole e relax. Quello che però è cambiato negli ultimi due anni è invece la vita vera, quella nelle città e nelle strade. Purtroppo la pandemia da Covid 19 iniziata nel 2020, oltre a migliaia di morti e disagi economici ha portato a galla altri tipi di problema. Problema che, a sua volta, ne porta altri con sé e che rende davvero difficile la vita di alcuni.
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Dall’arrivo della pandemia l’aspetto delle bellissime Isole Fiji, arcipelago dell’Oceano Pacifico, è in parte mutato. A causa dell’emergenza da Covid 19 sono state interrotte tutte le operazioni di sterilizzazioni sui cani. Questo ha portato come conseguenza inevitabile un amento davvero vertiginoso di randagi. I cani che girano per le città sono diventati numerosi e incontrollati e questo porta un vero disagio agli animali stessi e a tutti gli abitanti delle isole. Purtroppo, infatti, questi animali vagano in branchi alla ricerca di cibo con cui potersi sostentare e la vita di strada porta inevitabilmente alla comparsa di malattie di ogni genere. Molti abitanti lamentano di attacchi da parte di questi animali, altri compiono gesti violenti nei loro confronti e alcuni comuni pagano delle persone per poterli avvelenare e uccidere.
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Il Covid ha così trasformato le Fiji in un vero e proprio inferno per i migliaia di randagi e il numero di questi animali continua a crescere in modo incontrollato. Solo a Suva, capitale, si stima la presenza di oltre 30 mila cani che vagano in libertà e che vivono in condizioni disumane. Purtroppo dall’esterno non arrivano aiuti né volontari e quindi il problema è destinato ad aumentare. La Greater Good Foundation di Lautoka si è stabilita in un santuario a cielo aperto dove riesce a dare aiuto solo a 200 cani, un numero però davvero esiguo in confronto a quella che è ormai l’emergenza. Purtroppo anche la GGF, nonostante si impegni per cercare di dare cure e sostentamento ai cani, si trova in grave difficoltà in quanto non riesce a sostenere tutte le spese per l’acquisto di medicinali e cibo. Per poter arginare il problema, l’unica soluzione sarebbe quella di riprendere da subito un programma di sterilizzazione degli animali domestici. (G. M.)
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