Le cifre parlano chiaro: 117 mila dei cani adottati durante il lockdown sono stati restituiti con l’alleggerimento delle restrizioni.
Popolo di santi, poeti e navigatori: ma chi aveva pronunciato la ormai celebre frase aveva dimenticato di annoverare, nella schiera dei nostri connazionali, la categoria dei cosiddetti furbi, che imperversa in ogni settore. E sono perfino gli animali a farne spese. È quanto rivelano le cifre relative alle restituzioni dei cani adottati durante il lockdown.
I numeri
La pandemia, qualcuno ricorderà, doveva renderci migliori. Uno slogan risibile, a cui nessun sano di mente aveva creduto.
E se ci fosse stato bisogno di una conferma, essa arriva dalle cifre riguardanti i cani adottati durante il lockdown, e poi restituiti con l’alleggerimento delle restrizioni. Son ben 117 mila gli animali che ne hanno fatto le spese, utilizzati come un pacco postale pieno di vecchi oggetti che non servono più.
L’aumento del numero delle adozioni dei cani, complice il lockdown, era stato registrato fin da subito. Addirittura tre milioni e mezzo. Di questi, almeno ufficialmente, solo 117 mila sono stati restituiti (o meglio, ceduti ad un’altra famiglia o riportati al canile).
Tutto sommato anche poche rispetto al numero complessivo delle adozioni, almeno per il momento; e fermo restando quanto accennato sul tema dell’abbandono degli animali, che da sempre trova nell’arrivo dell’estate il suo momento più propizio, causa anche le gravidanze indesiderate ma non impedite con la sterilizzazione dell’animale.
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I motivi delle restituzioni
Dall’indagine condotta dal sito Facile.it emergono dei dati da analizzare con attenzione.
Tra gli intervistati, circa il 5% ha ammesso candidamente di aver adottato un cane per superare le restrizioni del lockdown; e come facilmente immaginabile, è più che probabile che si tratti di chi ha restituito l’animale con la riduzione delle stesse.
Quasi il 30%, invece, ha dichiarato di aver preso un cane per alleggerire il tempo trascorso in regime di lockdown. Si tratta di una percentuale considerevole, e che, francamente, lascia poco sperare sulla permanenza dell’animale nel nucleo familiare, anche se al momento i numeri raccontano un’altra storia.
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Quali invece le ragioni di chi ha restituito l’animale? A quanto pare la maggior parte (più del 60%) terminato il periodo del lockdown, si è resa conto della difficoltà di gestire un cane.
La digressione è d’obbligo: resta da chiedersi cosa intendano per gestione, come abbiano effettivamente gestito l’animale durante il lockdown, e perché soltanto al termine dello stesso si siano accorti che era eccessivamente gravosa.
I restanti hanno invece dichiarato di aver rispedito Fido al mittente a causa dei troppi danni cagionati in casa; ma anche in questo caso i tempi della “restituzione” sono quanto meno sospetti.
Antonio Scaramozza