Nelle scorse ore gli animalisti si sono fatti sentire contro la pratica barbara della produzione di pellicce, alla quale si affianca l’ostentazione delle stesse per moda e per altri futili motivi. Il tutto ruota intorno alla sofferenza di migliaia di animali, a volte anche fin dalla nascita in allevamenti specifici, allestiti per mandare avanti questo business grondante sangue.
Le pelli di animali poi vengono trattate nelle concerie, che nella stragrande maggioranza dei casi risultano produrre un elevato tasso di inquinamento. Il processo terribile finisce poi nei laboratori adibiti al confezionamento dei capi di abbigliamento, tanto ambiti da certa gente. Centopercentoanimalisti ha deciso quindi di far sentire la sua voce contro questo scempio, definendo “detestabili” coloro che acquistano le pellicce.
La cosa grave è che tutto ciò avviene proprio per ostentare una manifesta superiorità economica, adibendo le pellicce a status symbol. E’ inammissibile secondo il movimento che per vanità ed esibizionismo si alimenti questa industria.
La speranza è che gli stilisti prendano coscienza di ciò e smettano di riproporre le pellicce, che alla fine sono un indumento pacchiano, volgare e realizzato sulla sofferenza di poveri animali.
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Allo stesso tempo a Pavia Associazione Animalisti Onlus, assieme a Lega Antivivisezionista, Fronte Animalista, Meta, Riscatto Animali ed Animalisti Italiani, ha fatto sapere di aver organizzato un corteo per sabato prossimo alle ore 15:30 presso Ponte Coperto, sempre per manifestare contro gli allevamenti degli animali da pelliccia.
Visoni, cincillà ed altre specie animali sono messe a rischio e vengono allevati spesso in veri e propri lager tenuti nascosti. L’auspicio è che l’Italia segua l’esempio di altri Paesi ed introduca delle misure che vietino la produzione di pellicce.
Alessandro Mosso, presidente di Animalisti Onlus, afferma: “I grandi magazzini italiani sono pieni di indumenti ed oggetti di varia natura confezionati con pelli di animali.
Il nostro Governo adesso deve fare necessariamente qualcosa per far si che l’Italia possa definirsi un Paese civile. Perché in un vero Paese civile queste cose non avvengono. Serve una legge che definisca una volta per tutte l’illegalità di torture agli animali destinati a questo scopo, tra i quali anche gatti e cani”. Lo scorso mese invece la PETA aveva inscenato una protesta contro le pellicce a Parigi.
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