Nuovamente brutte notizie per l’orso M49: sotto attacco e catturato senza uno specifico perché. Insorgono gli animalisti con una vivace protesta.
Una storia triste, che continua a tener col fiato sul collo. Un animale attaccato sotto tutti i punti di vista nell’arco di un intero anno. Parliamo dall’oso M49 che in Trentino, ma anche in tutta Italia è diventato davvero un fenomeno da osservare nei minimi dettagli. Questa volta la sua libertà è durata esattamente 42 giorni. Dopo poco un mese è stato catturato sulle montagne del Lagorai, una località del Trentino orientale. A entrare in azione è stato il Corpo forestale con una mossa a dir poco “squallida”: ha teso una trappola, a mo’ di tubo. Uno strumento già utilizzato in passato ai danni di questo bellissimo esemplare che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, aveva difeso e al quale aveva, in un certo qual senso, porto le proprie scuse perché un’altra parte politica ne chiedeva l’abbattimento dopo la cattura.
Uno scontro che, in ultima istanza, aveva visto la richiesta d’uccisione. Poi ritrattata dopo le innumerevoli proteste da parte delle diverse associazioni di animalisti. Ora la nuova cattura con trasferimento al recenti faunistico del Casteller di Trento, l’unica struttura in Trentino in grado di poterlo ospitare. Uno stabilimento che l’orso ha già “evitato” per ben due volte: di fatto è scappato dal luogo ove era stato portato. Un vero amante della libertà. Come dargli torto. Nel centro abitano altri due orsi: M57, catturato ad Andalo la settimana scorsa e da diversi anni l’orsa DJ3.
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Il povero orso era già stato castrato chimicamente. Un gesto terribile. Osannato da alcuni, per i danni (a detta loro) procurati a varie strutture, e difeso, fino alla morte, dalle associazioni di animalisti. Intanto sulla vicenda è tornato a parlare anche il bambino che lo vide passare a pochi metri dal suo corpo. Quest’ultimo rimase immobile e l’esemplare non avanzò alcun attacco. Ora esprime la voglia di rivederlo. Un gesto sicuramente da non sottovalutare, ma che ci induce alla profonda riflessione.
Come accade spesso in questi casi vari comitati, aziende o associazioni si esprimono in merito alla vicenda. E come sempre le teorie, messe poi in pratica con annunci e dichiarazioni, sono molto discordanti fra di loro. A condannare l’ennesima cattura è stata ENPA che la definisce un estremo atto di ignobile persecuzione verso un animale simbolo della biodiversità, natura e libertà. Poi un chiaro cenno di protesta mirata: “Ci rivolgeremo sicuramente all’Unione Europea, dato che qualcuno qui non ci ascolta. Per il momento chiediamo anche l’intervento del ministro dell’Ambiente affinché si esprima come ha fatto in passato”.
Dopo ENPA è stata la volta della LAV che ha ribadito come non si possa accettare un accanimento verso un esemplare che ha subito già evidenti danni, fisici e psicologici. In un comunicato si apprende la veemente protesta: “Castrato, sedato, catturato. Danni continui: basta con questo accanimento inutile. Chiediamo che sia applicata la procedura prevista dal Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali”.
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