L’orrore in un canile di Olbia: cani maltrattati e uccisi. L’indagine sulla truffa ai Comuni
Una verità scioccante che provoca rabbia e indignazione. Al termine di un’indagine denominata “Cerbero”, condotta per due anni, la Guardia di Finanza è intervenuta con il sequestro del canile di Olbia, notificando delle misure cautelari ai gestori della struttura e al direttore sanitario della struttura.
Le indagini sono partite nel 2018, dopo la segnalazione di un cittadino che aveva preso in affidamento un cane meticcio di nome Whisky, sospettando che il cane avesse subito violenze e abusi all’interno del canile. Sul caso hanno indagato le forze dell’ordine, intervenendo con sopralluoghi, raccogliendo materiale video, documenti di consulenze tecniche, effettuando perquisizioni per constatare numerose violazioni tra le quali numerosi gravi reati reiterati ai danni degli animali ospitati nel canile.
E’ stato dimostrato che venivano perpetrati maltrattamenti continui dei cani che in alcuni casi portavano alla loro uccisione. Secondo quanto si apprende, in diverse occasioni i cani sarebbero morti dopo la somministrazione di farmaci.
A questo scenario degli orrori, la Guardia di Finanza ha inoltre rilevato altri reati penali quali truffa aggravata in danno di enti pubblici, false attestazioni e delitti finanziari, attinenti ad omessa presentazione di dichiarazioni dei redditi iva e conseguente omissione di rilevanti importi di Iva dovuta e non versata.
Dopo il sequestro del canile avvenuto nel 2019, a distanza di un anno, risultano tre indagati ed è stato disposto il sequestro preventivo dei beni disponibili della associazione incaricata e dei beni personali del legale rappresentante e direttore sanitario nonché presidente della stessa associazione, per un importo che supera 1,2milioni di euro, pari al profitto del delitto di truffa aggravata, per aver costituito una struttura complessa fin dall’origine volutamente strutturata e nel tempo mantenuta in modo da far apparire esistente un’attività di volontariato, diretta a percepire erogazioni pubbliche che sono state anche utilizzate per soddisfare esigenze private degli indagati, lucrando sul cattivo trattamento degli animali. L’associazione non solo ostacolava l’adozione dei cani ospitati, non comunicava il loro decesso per aumentare la presenza degli stessi nel canile e di conseguenza l’ammontare delle erogazioni pubbliche.
Tra le misure cautelari, la sospensione del direttore sanitario della struttura che non potrà esercitare per un anno la professione di medico veterinario, né contrarre con la pubblica amministrazione, così come il presidente dell’associazione di volontariato.
Immediato il commento di Dario Giagoni (Lega) eletto nel collegio di Olbia-Tempio come consigliere regionale. Giagoni ha dichiarato che “si tratta di una situazione inconcepibile nel 2020! Nel vedere le immagini del canile sequestrato ad Olbia non posso che provare tanta rabbia e sconforto. “Il fenomeno del randagismo è una tremenda piaga sociale che da tempo le istituzioni tentano di combattere sia attraverso doverose campagne di sterilizzazione, sia attraverso la sensibilizzazione sulla vergognosa abitudine di abbandonare i nostri amici a quattro zampe come se fossero oggetti inanimati da gettar via quando ci si stanca”.
L’elemento raccapricciante e inaccettabile, sottolinea Giagoni, è “che a queste sofferenze debbano essere aggiunte anche le barbarie e le torture ad opera di chi avrebbe dovuto proteggerli e accompagnarli verso una vita più lieta e più dignitosa, già perché gli animali hanno una dignità da rispettare talvolta ancor più spiccata di certi esseri umani!”.
Per questo, assicura il consigliere di essersi già confrontato con l’Assessore alla Sanità “al fine di predisporre un maggiore controllo in queste strutture, operazione realizzabile anche grazie all’impegno dello stesso protratto per approvare le ultime graduatorie a tempo determinato per assumere i veterinari mancanti nelle varie Asl, finanziate e sostenute dalla pubblica amministrazione, e che devono garantire pazienti cure e far ritrovare ai piccoli ospiti quel senso di amore e protezione smarriti a causa di inetti incapaci di provare compassione”.
Purtroppo il fenomeno dei canili lager è molto diffuso e lo stesso ex ministro all’interno, Matteo Salvini aveva avviato un programma di monitoraggio per combattere questa problematica, con maggiori controllo e monitoraggio da parte delle autorità.
Sono numerosi i casi registrati in Italia tra canili e allevamenti lager, tra i quali si ricorda la triste vicenda del canile Parrelli a Roma.
Il servizio sul caso:
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