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Oltre 600 animali rischiano di morire di fame in un rifugio a Grosseto

Rifugio per animali chiede aiuto

Serena Arrigucci@Facebook

L’emergenza continua e dopo un mese in cui i cittadini sono stati duramente messi alla prova dalle restrizioni del Governo, le ripercussioni sul tessuto economico dei nuclei famigliari iniziano a farsi sentire. In questo scenario, anche le associazioni animaliste e i rifugi sono allo stremo delle loro forze.

Realtà senza scopo di lucro che vivono grazie alle forze dei volontari, dei responsabili dei rifugi e alle donazioni dei privati. Purtroppo, con la pandemia in corso, sono limitate le iniziative così come le adozioni. Molti volontari non vanno a lavoro e viene a mancare quel piccolo guadagno destinato alla sussistenza degli animali ospitanti nei rifugi.

Dopo l’appello dell’associazione “La terra dei cavalli”, di Giuseppe Raggi chiedendo aiuto per 170 Cavalli da pet therapy che rischiano di morire di fame, altre situazioni stanno diventando insostenibili.

E’ il caso di un centro, un santuario che in località Grancia, a Grosseto, in Toscana, accoglie 600 animali salvati da maltrattamenti, sequestri o macelli illegali. La coppia che ha fondato il santuario, Serena Arrigucci e Luigi Devicienti ha sempre portato avanti il rifugio con le proprie forze, provvedendo alle cure degli animali con le proprie finanze.

Una passione per gli animali che ha portato la coppia a fare molti sacrifici ma continuando a proteggere, come loro stesso dichiarano “i nostri amici animali in Maremma”. Per alimentarli il costo è di circa 150mila euro l’anno.

Santuari e istituzioni

Purtroppo, con la crisi scaturita dalla pandemia, Arrigucci e Devicienti non riescono più a provvedere ai beni essenziali per i loro animali. “Finché abbiamo avuto le nostre attività aperte, seppur con enormi sacrifici, siamo riusciti a mantenere tutte le specie che abbiamo salvato ma ora siamo rimasti senza fieno, senza mangime. Siamo disperati”, dichiara la coppia che gestiva due bar a Grosseto e la stazione di servizio della Esso in via Aurelia sud dove è rimasta aperta solo la pompa di carburanti e la rivendita di sigarette.

“Non ci rientriamo nemmeno con le spese per le attività figuriamoci se riusciamo a pagare il cibo per gli animali. Grosseto ci ha sempre dimostrato grande affetto e grande cuore: è chiaro che la salute delle persone, ora, sia più importante di qualunque altra cosa ma gli animali che abbiamo accolto, salvandoli dai maltrattamenti, non meritano di morire di fame”.

La preoccupazione dei due fondatori della onlus li ha portati a lanciare un appello a tutti i cittadini chiedendo fieno e mangime per gli animali o una donazione. L’appello è anche rivolto alle istituzioni pubbliche che hanno affidato negli anni animali all’associazione: “I contributi che gli enti avrebbero dovuto erogarci per acquistare il cibo non sono mai stati versati e noi ora non sappiamo davvero come fare”.

Un problema comune a molte realtà come i centri CRAS, di recupero fauna selvatica. Le istituzioni quali Asl, Comuni, Regioni hanno affidato animali sequestrati senza mai erogare i contributi. Purtroppo, in piena emergenza, i decreti non tengono conto anche di questa realtà e come sempre, ricade su chi in prima persona si sacrifica e sugli animali.

C.D.

lotta75

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