In vista dell’imminente apertura della stagione venatoria, le organizzazioni animaliste alzano i toni, chiedendo a gran voce al Governo di sospendere la caccia, dopo il tragico …
In una nota congiunta da Enpa, Lav, Lipu e Lndc hanno voluto ricordare che “nel 2017 sono finora andati a fuoco 117.579 ettari di boschi, a fronte dei 38.310 ettari coinvolti in media dalle fiamme ogni anno tra il 2008 e il 2016”.
Un bilancio drammatico che dall’inizio di luglio conta 100mila ettari di terreno, per cui ben undici regioni hanno chiesto lo stato di calamità . Le organizzazioni evidenziano che “si contano 608 incendi di grandi dimensioni, oltre i 30 ettari”: “Il numero è superiore di 3 volte e mezzo rispetto ai 170 incendi verificatisi in media ogni anno tra il 2008 e il 2016”.
Dati sconcertanti tanto più se, sottolineano le associazioni si considera “una presenza media di 400 animali appartenenti ad ogni specie per ettaro, significa che più di 40 milioni di animali selvatici hanno perso la vita direttamente a causa degli incendi”. Numeri catastrofici ai quali “bisogna aggiungere le morti per l’assenza di precipitazioni e quelle dovute all’interruzione della catena trofica”.
Una vera e propria emergenza e uno scenario drammatico per la sopravvivenza delle specie selvatiche. Le organizzazioni hanno ricordato di aver chiesto lo scorso 10 agosto al Governo la cancellazione della stagione di caccia.
Tuttavia, ad oggi, non è stata data una risposta. Per le organizzazioni “siamo nel pieno di un vero e proprio disastro ambientale, che mette a rischio gli equilibri ecologici della fauna e dell’ambiente, con gravi ripercussioni anche sulla nostra vita quotidiana”.
Sospendere la caccia dopo siccità e incendi: è un dovere delle istituzioni
Ecco perché, a ridosso dell’apertura della caccia, viene ribadita la necessità di sospendere la stagione venatoria e sviluppare un piano sia per l’ambiente che per la fauna selvatica.
Dello stesso parere Legambiente che proprio ha invece chiesto al presidente del Consiglio e al governo delle Regioni che l’apertura della stagione venatoria sia rinviata di un mese.
“Non ci sembra di pretendere molto. E poi ci sono norme di salvaguardia della biodiversità che vanno rispettate”, ha dichiarato il presidente dell’associazione Rossella Muroni, precisando che “se hanno sofferto agricoltori e altre categorie pensiamo che anche la fauna vada difesa. Le amministrazioni devono tenere conto dei danni patiti”.
Di certo, sul tema, dovrebbe anche rispondere le associazioni dei cacciatori, come Federcaccia e avere l’onestà di andare contro le lobby d’interessi per tutelare un bene comune.
Ci chiediamo che senso avrebbe uccidere esemplari provati e indeboliti da una stagione estiva di siccità , nella quale hanno avuto difficoltà nel reperire il cibo e l’acqua.
C.D.