Grosso passo in avanti quello annunciato dal governo della Norvegia, che ha reso pubblica la propria intenzione di sopprimere entro il 2025 ogni tipo di allevamento di animali da pelliccia. Al oggi se ne contano tra i 200 ed i 250 nel paese scandinavo, con richiusi al loro interno circa 61mila visoni e 150mila volpi. Ad avanzare questa proposta è stato il Partito Liberale all’interno del ventaglio di condizioni richieste per entrare ad essere parte integrante della coalizione di minoranza di stampo conservatore facente capo al primo ministro Erna Soldberg. Già da anni la barbara pratica degli allevamenti da pellicce è vietato in diversi paesi d’Europa. Il primo no si era avuto in Gran Bretagna nel 2000, seguì poi l’Austria nel 2004 e sarà poi la volta di Germania, Repubblica Ceca ed Olanda. Ma colpisce questa nuova politica animal-friendly da parte della Norvegia, che nel 1939 deteneva l’infelice primato di primo produttore mondiale di pellicce con ben 20mila allevamenti.
Nel corso di quasi 80 anni però questo record è andato per fortuna fortemente scemando, fino ad arrivare ai numeri odierni, che sono comunque sempre troppo elevati per la produzione di oggetti che ormai vengono respinti da più parti. Anche in Italia la stragrande maggioranza della popolazione si dichiara da parecchio tempo contraria alla produzione di pellicce. Il paese che detiene il più alto numero di allevamenti da pellicce è ad oggi la Cina, con il 69% della produzione mondiale, seguito dalla Finlandia e dalla Russia. Gli introiti generati da questo business si trovano tra i 36 ed i 52 milioni di euro: possono sembrare parecchi soldi, ma la società di consulenza ‘Menon Business Economics’ in seguito ad uno studio apposito ha affermato che questo ambito di affari non è molto conveniente per il paese nordico e la dismissione degli allevamenti da pellicce non colpirà affatto in maniera significativa l’economia norvegese. Del resto l’industria della produzione di pellicce presenta aspetti mostruosi e che, per quanto si provi a tenere nascosti, emergono sempre con regolare puntualità grazie alla caparbietà degli attivisti di varie associazioni animaliste. Molto di recente è emerso un documentario che attesta le crudeli atrocità subite dagli animali.
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