«Non rischiare di perdere un amico»: al via la campagna per il controllo dei microchip

«Non rischiare di perdere un amico»: al via la campagna per il controllo dei microchip

L’Organizzazione Internazionale per la Protezione degli Animali (OIPA) dà il via alla campagna per il controllo gratuito del microchip, dall’evocativo titolo: «Non rischiare di perdere un amico».

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Al via la campagna gratuita per il controllo del microchip (Screenshot Foto di Winsker da Pixabay – amoreaquattrozampe.it)

La Federazione nazionale Ordini veterinari italiani (nota con l’acronimo FNOVI) e l’Organizzazione Internazionale per la Protezione degli Animali (OIPA) sono quotidianamente impegnate nella salvaguardia e nel benessere degli animali. Sono molteplici le iniziative che questi enti organizzano a favore dei quattro zampe e dei loro umani. L’ultima campagna partita pochi giorni fa focalizza l’attenzione sull’importanza svolta dai microchip nel ritrovamento di cani e gatti smarriti. Proprio per questo motivo, la FNOVI e l’OIPA hanno ufficialmente dato il via all’iniziativa dall’evocativo titolo «Non rischiare di perdere un amico».

Parte la campagna per il controllo del corretto funzionamento dei microchip: l’iniziativa gratuita organizzata dall’OIPA per ritrovare un amico a quattro zampe

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«Non rischiare di perdere un amico», controlla il microchip del tuo cane (Screenshot Foto di Anoir Chafik su Unsplash – amoreaquattrozampe.it)

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Smarrire un animale domestico purtroppo non è un evento così raro. Quotidianamente in Italia e nel resto del mondo, centinaia di cani e gatti si allontanano dalle loro case, perdendo la strada e non riuscendo più a fare ritorno. In questi casi, la disperazione degli umani è talmente grande da indurli a tentare di tutto per ritrovare i loro animali domestici, come ha fatto una famiglia messicana. Spesso è proprio grazie al microchip che le famiglie possono ricongiungersi ai loro amici a quattro zampe. Così è accaduto ad esempio pochi giorni fa alla gatta Tallulah, che in Inghilterra sei anni fa era stata smarrita dai suoi proprietari e adesso, grazie al microchip, potrà raggiungerà la sua famiglia trasferitasi in Australia.

L’iniziativa promossa dalla Federazione nazionale Ordini veterinari italiani e dall’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali è volta proprio a questo scopo. Su Facebook, all’account dell’OIPA (@OIPA Italia) è possibile prendere visione della locandina che presenta l’iniziativa. La campagna, al contempo informativa e operativa, si impegna a coinvolgere i medici veterinari, invitati a esporre l’argomento trattato dalla campagna (con la distribuzione di oltre trentaquattro mila volantini), nonché a controllare gratuitamente il corretto funzionamento dei microchip di cani e gatti domestici.

I microchip sono dei microscopici dispositivi elettronici rivestiti di materiale biocompatibile, che vengono iniettati sotto alla pelle degli animali. Il microchip contiene un codice numerico che identifica il cane o il gatto e contiene tutti i dati informativi dei proprietari dell’animale attraverso un collegamento diretto con la banca dati dell’Anagrafe degli animali da affezione.

Come spiegato dal Presidente della Fnovi, Gaetano Penocchio, il microchip «utilizza la tecnologia RFID (Radio Frequency Identification) mediante la quale è possibile rintracciare gli animali da compagnia che si sono persi e risalire al loro proprietario. La verifica è rapida e indolore ed è un importante gesto di responsabilità che promuoviamo con questa campagna. Come tutti i dispositivi tecnologici, difatti, il microchip può danneggiarsi durante il gioco o a seguito di un trauma: per evitare ogni malfunzionamento è dunque importante farne verificare il corretto funzionamento dal medico veterinario di fiducia, per esempio in occasione della visita periodica di controllo».

Come viene spiegato dal Presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto, il microchip è obbligatorio per i cani, ma i proprietari di gatti e furetti possono decidere se identificare o meno i propri animali attraverso tale dispositivo. Dalle cifre della banca dati dell’Anagrafe degli animali d’affezione gestita dal Ministero della Salute emerge che, a fronte di quasi quattordici milioni di cani provvisti di microchip, i gatti siano poco più di un milione, mentre i furetti sono meno di duemila e quattrocento. Proprio per questo motivo, il Presidente Camparotto ricorda l’importanza delle loro richieste affinché «anche per gatti e furetti sia introdotto l’obbligo di microchippatura, efficace strumento per combattere il randagismo».

Questa non è l’unica iniziativa per contrastare il fenomeno del randagismo. Per aiutare i proprietari degli animali domestici negli ultimi mesi diversi Comuni si sono impegnati nell’organizzazione di iniziative atte a promuovere esenzioni dai tributi per chi adotta cani o gatti dai rifugi. In Friuli Venezia Giulia ad esempio, a seguito dell’espressione di parere unanime da parte del Consiglio delle autonomie locali (Cal), è stata approvato la modifica al regolamento che riguarda i criteri e le modalità di concessione dei finanziamenti regionali per sterilizzare gli animali. Saranno così i Comuni a farsi carico di questi finanziamenti, che permetteranno di arginare una situazione problematica e diffusa come quella del randagismo (di Elisabetta Guglielmi)

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