Meglio farlo uscire di casa adottando alcune precauzioni: i nuovi casi di aviaria possono rappresentare un rischio anche per il gatto.
Con l’incremento dei casi di influenza aviaria anche in Italia il timore che la trasmissione della malattia possa estendersi anche ai felini domestici – e di conseguenza anche ai loro umani di riferimento – pare sia divenuto sempre di più un pensiero ricorrente non solo dei ricercatori che si occupano di indagare sulla modalità di prevenzione della malattia ma anche di molte famiglie che abitano nella penisola.
I ricercatori statunitensi avevano iniziato a studiare la trasmissione del virus da volatili ad animali domestici già a partire dal 2020, quando il moltiplicarsi di casi di influenza aviaria anche in Europa è divenuta una delle principali preoccupazioni di allevatori e consumatori.
Con un nuovo picco di contagi registrato nel 2023 e analizzato dai ricercatori del Dipartimento di Medicina dell’Università del Maryland – con tasso di mortalità nei gatti al 67% – sembra che il virus A(H5N1) sia stato frequentemente riscontrato anche nei roditori oltre che nei volatili. Tale scoperta ha fatto scattare un’allerta sul territorio dovuta alla talvolta altrettanto frequente abitudini dei gatti domestici di andare a caccia di roditori.
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Quest’abitudine – connessa alla caccia di roditori quanto di alcune specie di volatili – oltre a essere particolarmente dannosa per l’ecosistema diventa anche un potenziale pericolo di trasmissione del virus. Come fare, allora, per tenere il più possibile lontano tale pericolo?
Per proteggere adeguatamente i felini domestici ed evitare la trasmissione dell’influenza aviaria anche all’uomo, uno dei principali consigli dei ricercatori è quello di evitare di lasciare che i nostri gatti si nutrano con carne cruda.
Il secondo consiglio riguarda invece le uscite del gatto all’esterno. Se sappiamo che fuori da casa il gatto potrebbe incontrare con facilità questi animali e sia avvezzo a entrare in contratto con loro, per il momento – data l’allerta, è importante supervisionare le sue uscite oppure dimezzarle il più possibile. In caso di sopravvivenza, inoltre, i ricercatori statunitensi hanno appurato come la maggior parte dei gatti finora guariti dall’influenza aviaria sia divenuto cieco oppure abbia sviluppato altre patologie.
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