Sfruttamento dei macachi nella raccolta del cocco
L’estate rievoca sogni esotici di paesi lontani, con il mare cristallino e spiagge infinite, ideali per una passeggiata romantica. Il tutto alimentato da documentari affascinanti, trasmessi in Tv che raccontano gli usi, i costumi e le tradizioni locali di alcune mete ambite e preferite dai vacanzieri. Tra queste, la Thailandia. Uno scenario idilliaco condito dai sapori e dai colori locali.
Quello che viene mostrato, anche in modo piuttosto pittoresco e folkloristico, è anche lo sfruttamento delle specie locali. Animali come tigri con i quali scattare dei selfie turistici, elefanti sui quali fare una passeggiata emozionante in sella o piccoli macachi, coinvolti nella raccolta di cocco da destinare ai consumatori turistici, rapiti dalla situazione bucolica ed esotica.
La prima cosa che salta agli occhi è sicuramente lo sfruttamento di questi animali i quali sono stati costretti a subire un duro e a volte violento addestramento.
Sul tema è intervenuta Paola Segurini dell’Area Scelta vegan della Lav che in una nota ha voluto ricordare il fenomeno dello sfruttamento dei piccoli macachi dietro alla raccolta del cocco.
“Considerati l’allontanamento dall’utilizzo dell’olio di palma e la sempre maggiore diffusione dell’olio di cocco – prodotto in grande crescita – tra gli ingredienti dei cibi e dei cosmetici, sorge il dubbio che possano essere non cruelty free”, scrive la Segurini, ricordando “la crudeltà del metodo di raccolta delle noci di cocco in Thailandia”.
La Seguirini, citando un’inchiesta condotta sul bangkokpost, ha spiegato che “i frutti vengono colti impiegando macachi (macaca nemestrina) addestrati in apposite ‘scuole’. Una di queste scimmie, assicurata al suo proprietario a terra da una lunghissima catenella/guinzaglio, è in grado di arrampicarsi sugli alberi e far cadere anche 1600 frutti al giorno, mentre un umano arriva a 80. I primati lavorano 8 ore al giorno, con una pausa per mangiare e il resto del tempo lo trascorrono a catena”.
Una vera e propria schiavitù alla quale sono condannati migliaia di piccoli macachi in Thailandia, tra i primi dieci paesi produttori mondiali di Cocco.
“L’Indonesia è al 1°posto (18.300.000 tonnellate) e la Thailandia al nono con 1.010.000 tonnellate”, scrive la Segurini, ricordando che “il 99% della produzione in Thailandia viene raccolta dalle scimmie”.
“Le noci colte dai macachi Thai sono inoltre di una varietà utilizzata per l’industria cosmetica. In conclusione, non è facile – ma è possibile – verificare individualmente la provenienza del cocco e dei suoi derivati, in attesa di certificazioni che ne garantiscano la provenienza etica, equa e solidale, anche nei confronti degli animali”, conclude la responsabile Lav, invitando i consumatori ad una scelta etica mirata a tutelare queste piccole scimmie.
Addestramento delle scimmie
C.D.
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