Il capofila dell’Azionismo viennese torna alle origini con la mostra a Mantova osteggiata dagli animalisti
Da sempre è stato criticato, sollevando ondate di proteste e petizioni ogniqualvolta uno spazio espositivo ha deciso di riservargli una mostra. Così è stato anche per l’esposizione di Hermann Nitsch, intitolata “Katharsis” e allestita nell’appartamento della Guastalla a Palazzo Ducale. Una rassegna fortemente voluta da Peter Assmann, Direttore del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova, insieme a Beatrice Benedetti, Direttore artistico della Galleria Boxart di Verona, Sergio Pajola e Giuliano Vallani dell’Associazione Culturale Moz-Art.
Un percorso nel quale i curatori hanno voluto offrire una “visione potente e comprensiva dell’opera dell’artista”, presentando un dialogo tra arte contemporanea e i preziosi tesori artistici del passato.
L’arrivo di Nitsch a Mantova è stato criticato e ha sollevato indignazione in quanto l’artista è solito usare sangue di animali e carcasse nelle sue opere.
“Apprendiamo con sconcerto e indignazione che il Palazzo Ducale di Mantova è pronto a ospitare la mostra di Hermann Nitsch, artista viennese famoso per impiegare nelle proprie opere sangue animale e carcasse macellate. Si tratta di una scelta deplorevole, illogica e imbarazzano”, scrive Rivoluzione Animalista. Anche alcuni consiglieri provinciali e regionali erano contrari alla mostra.
La rassegna rievoca molti aspetti della ricerca artistica di Nitsch a partire dall’idea stessa espressa nel titolo con riferimenti al teatro greco come purificazione.
Ancora una volta Nitsch colpisce nel segno e si giustifica, dichiarando di sentirsi “un animalista vero“.
A chi lo critica risponde: “Cerco un rapporto con queste associazioni per andare a contrastare chi in determinati luoghi esercita vera violenza contro gli animali. Io non ho mai maltrattato un animale, l’attenzione della mia arte e del mio teatro è sul ciclo della vita. Io gli animali li vado a prendere nei macelli dove la società li ha destinati alla morte per consumo”.
La domanda che sorge ogni volta con Nitsch è sempre la stessa: “Perché proporre un modello di morte dell’animale e non la sua salvezza?”.
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C.D.
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