Da poche ore è morto l’orango più anziano del mondo, di nome Inji: per 60 anni ha vissuto rinchiuso in uno zoo.
Alcune morti ci lasciano davvero l’amaro in bocca. Non tanto perché sono delle morti (che già di per sé è un fatto molto doloroso), ma perché portano via delle storie che hanno racchiuso, in sé, delle vicende osservate, lette e scrutate quasi da tutti. Storie che speravamo, un giorno, fossero finite in maniera diversa.
E in un tipi di storie, toccanti, c’entrano benissimo anche i nostri amici a quattro zampe. Animali che entrano, di fatto, nel nostro quotidiano attraverso dei racconti, delle immagini, dei video. Poi spariscono e, un giorno, lontano, tornano a farci visita per dare il triste annuncio.
Com’è successo per l’orango Inji, il più anziano al mondo. Trasportato negli Stati Uniti quando aveva un anno d’età. Il giorno della morte, poche ore fa, ne aveva ben 61. Peccato che tutta la sua vita è trascorsa dentro uno zoo, per via del becero commercio degli animali selvatici.
Alcune storie, di vita, finiscono per un preciso motivo: lasciare un segno, lasciare un insegnamento, lasciare un grido di lotta. E questa è la storia dell’orango Inji, un esemplare femmina, che ha trascorso la sua vita in uno zoo degli Stati Uniti. Portata negli States quando aveva solo un anno, vittima del commercio degli animali selvatici.
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Salvata e poi portata nello zoo. Qui ha trascorso ben 60 anni della sua vita. Un vero record, dato un orango femmina vive al massimo 40 anni. Gli addetti allo zoo si sono detti molto dispiaciuti, soprattutto perché Inji sapeva e voleva comunicare con tutti i suoi visitatori. Resta il fatto, però, che quello non doveva essere il suo habitat naturale dove poter vivere la sua vita.
A parlare è stato Bob Lee, supervisore di alcune aree dello stesso zoo: “La capacità di Inji di entrare in contatto con la persona era straordinaria. Sembrava che ci parlasse. Sapevamo che non poteva durare per sempre. Ma tutto ciò ci addolora davvero”. Parole vere che arrivano direttamente dal cuore.
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Dopo Bob, è stata la volta di Asaba Mukobi, custode dei primati anziano dello zoo: “È stato straordinario vedere la sua crescita e le sue capacità. Ma pensarla qui dentro, una vita intera, è stata un’ingiustizia. Noi abbiamo provato a darle una casa, sottraendola al commercio degli animali selvatici, che, ancora oggi, seppur illegale, viene praticato allo stesso modo. È una minaccia per tantissime specie”.
Parole vere, dure, crude. Felici di averla ospitata, ma convinti che quello non doveva essere il suo habitat naturale. Anche da questi pensieri passa il cambiamento. Il fatto di rendersi conto che, noi esseri umani, non siamo i padroni del mondo.
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