Moria di animali marini in Russia. Lo strano fenomeno sul quale si sta indagando per scoprirne la provenienza
Una situazione drammatica che purtroppo sta sfuggendo di mano. Un problema dalla portata colossale che non accenna a diminuire, mietendo vittime e continuando a mettere a rischio la sopravvivenza di migliaia di animali. Notizie di questo tipo continuano a circolare, coinvolgendo vari stati e regioni, senza distinzioni di Oriente o Occidente. Questa volta, l’ennesimo caso di disastro ambientale proviene dalla Russia e lascia con l’amaro in bocca, ecco il perché …
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Lo spettacolo naturale della spiaggia di Khalaktyrskij in Russia è stata completamente deturpata per un misterioso avvelenamento delle acque. L’allarme è scattato in seguito a molte segnalazioni effettuate dai surfisti intenti a godersi la loro amata meta, che all’improvviso si sono ritrovati accomunati dagli stessi sintomi. Tutti quelli che avevano frequentato la spiaggia citata si ritrovavano, da un momento all’altro, a fare i conti con febbre alta e tosse secca. Alcuni, considerando l’attuale periodo della pandemia, potrebbero pensare che si tratti di sintomi riconducibili al Covid ma non era niente di tutto questo. Molti di essi, si sono ritrovati a ricevere la diagnosi della “bruciatura della cornea” notando anche un sapore diverso e insolito dell’acqua.
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I risultati dei test effettuati dagli esperti sulle acque ha confermato la presenza di un’elevata concentrazione di derivati del petrolio riversata nel mare. Dall’analisi è emerso che le cause potrebbero dipendere dalla caduta di simili sostanze da una parte di una nave nell’habitat marino. Tale ipotesi però è stata confutata dall’ecologo Dmitry Lisitsin che ha sottolineato come il petrolio non possa essere il motivo principale di un simile danno ambientale. Secondo Lisitsin l’oggetto responsabile della morte di tutti quei organismo viventi è il veleno, così potente da essere altamente tossico e letale. Secondo il suo pensiero, tale veleno deriva dal carburante caratteristico di alcuni razzi collocati nel poligono militare Radygino, ormai poco utilizzati.
Sulla vicenda sta indagando anche Greenpeace Russia che vuole fare chiarezza su questo gravissimo problema, responsabile della morte di tanti animali innocenti. Oltre a questa gravità da tenere sempre in considerazione, è presente anche il problema della vicinanza dell’inquinamento ai vulcani della Kamchatka, un sito patrimonio dell’umanità che va preservato per la sua rarità e bellezza internazionale.
L’inquinamento è una ferita che ancora continua a sanguinare, continuando a distruggere l’habitat e la vita di moltissimi animali. Speriamo che presto si ottengano delle delucidazioni sicure sulla vicenda e il problema possa essere risolto definitivamente. Nel frattempo che avvenga tutto questo, le immagini delle meravigliose creature marine che hanno perso la vita, lasciano ancora increduli e profondamente tristi e amareggiati.
Benedicta Felice
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