La moda dei cani di taglia grande che contribuisce agli abbandoni
Più volte le associazioni e alcuni esperti hanno denunciato il triste fenomeno della moda delle razze di taglia grande o difficili da gestire. Molossoidi, pit bull, dogo argentino o amstaff: razze spesso utilizzate per i combattimenti, frutto di una selezione mirata a potenziare l’apparato muscolare e la potenza mascellare di questi cani per un loro utilizzo specifico e non per la compagnia. Purtroppo, negli ultimi anni, queste razze sono esplose come animali da compagnia e al contempo si sono trovate vittime della moda.
Cani di taglia grande, impegnativi perché vivaci che necessitano molta attività fisica. Un’educazione scorretta di questi animali provoca problemi comportamentali tanto più se i cani non fanno la giusta attività fisica. A questo si accompagna l’inesperienza di molte persone che come primo cane si approcciano a queste razze.
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Il risultato è che sono aumentati gli abbandoni di cani di grande taglia appartenenti a razze difficili da gestire e soprattutto difficili da far adottare. Un fenomeno che si ripercuote sulla gestione dei canili da Nord a Sud della penisola.
E’ quanto ribadisce la sezione Enpa di Ravanna in un comunicato con il quale denuncia che “circa il 30% delle presenze nel canile comunale di Ravenna è costituito da animali ‘non adottabili’ e quindi condannati a trascorrere la loro vita restante incarcerati in un box”.
“Il fenomeno che è da individuarsi nella condotta sconsiderata di un numero sempre più crescente di persone incapaci di rapportarsi con un cane. Ci troviamo così a esternare alla pubblica opinione quelle che per noi sono delle autentiche malefatte, commesse da soggetti incoscienti in danno degli animali e della società. Anche nel territorio ravennate, infatti, da circa un anno si è acuita la moda insensata di adottare dei cani di taglia grande, senza rendersi conto minimamente delle caratteristiche e delle necessità che questi comportano”. Scrive Enpa.
Il canile comunale di Ravenna ha registrato negli ultimi mesi un’impennata circa gli ingressi di cani problematici.
“Relativamente a tali soggetti si deve evidenziare che i pitbull sono quelli in prevalenza- prosegue il comunicato- A monte di quanto sopra dobbiamo denunciare la sconsideratezza da parte di talune persone nella scelta della tipologia di cane, dal che non di rado si ricorre alla rinuncia di proprietà, dopo che essendo risultato vano il ricorso ad un educatore, il possessore dell’animale continua a non essere in grado di gestire la situazione”.
Un irresponsabilità che ricade sulle strutture: “Facciamo presente che uno degli aspetti spinosi relativi alla gestione di questi cani sta nel fatto che proprio per la tipologia caratteriale non possono condividere il box con altri soggetti. Ne consegue che si hanno delle difficoltà logistiche di rilevante importanza ovvero si esaurisce ben presto la possibilità di accogliere altri animali all’interno della struttura.”
Quei cani che non possono essere adottati sono condannati a vivere tutta la loro vita in canile.
“Il merito di questo triste epilogo spetta a quelle persone che con superficialità, sconsideratezza ed impreparazione, hanno deciso, a suo tempo di adottare un cane che non è alla portata di tutti” conclude Enpa Ravenna.
Il tema delle razze difficili è molto discusso. Molti paesi hanno un elenco di razze pericolose e vietate. In Italia, la lista delle razze pericolose fu abolita. Tuttavia, alla luce di numerosi casi di aggressione di cani anche mortali per l’uomo, il problema è sempre al centro dei riflettori così come per il numero degli abbandoni di cani appartenenti a queste razze.
“Se non possiamo parlare di razze pericolose, possiamo però parlare di potenza mascellare. Questo è innegabile”, afferma Caldora che si fa promotore di un dialogo costruttivo mirato alla tutela della salute delle persone ma anche dell’animale. Commentando l’ennesimo caso di cronaca nel quale un uomo è morto dopo essere stato aggredito e sbranato dal suo cane corso, l’addestratore aveva ribadito la necessità di informare l’opinione pubblica sulla difficoltà di gestione di queste razze, ricordando che nei canili la metà dei cani appartiene a razze tipo pitbull.
Per mediare a questo problema, molti paesi come la Svizzera o Comuni come Berlino hanno introdotto l’obbligo di patentino con corsi di formazione per i proprietari di cani.
Recentemente, una norma simili è stata approvata dal Comune di Milano che ha introdotto il patentino per razze pericolose.
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