Sta per partire la terza missione di supporto per contenere il fenomeno del randagismo in Bosnia Erzegovina dell’Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) che attraverso la sua Unità di Intervento Nazionale guidata da Antonio Fascì, porterà 2 tonnellate di aiuti alimentari che saranno distribuiti a due associazioni con le quali collabora l’Enpa: Prijedor Emergency e Sapa U Srcu – Zampa nel cuore.
Il randagismo in Bosnia è un problema endemico e l’organizzazione inglese DogTrust che opera sul campo, con una sede a Sarajevo ha stimato in oltre 15.000 i randagi presenti nell’area, di cui quasi 8mila in città.
Al ritorno, il 19 novembre, l’Unità di Intervento Nazionale porterà in Italia sei cani bosniaci bisognosi di particolari cure. La missione che comincia domani ha la collaborazione dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo.
Grazie a questa rete di solidarietà è possibile aiutare le associazioni locali ad accudire cani randagi che sfuggono allo sterminio nel paese. Infatti, come riferisce l’Enpa, in una nota: “La situazione dei cani randagi in Bosnia Erzegovina è drammatica. La legislazione in materia di protezione degli animali in vigore dal 2009 è molto vicina agli standard europei, ma non è applicata a causa delle limitate risorse economiche a disposizione e la soluzione praticata è la soppressione dei cani randagi. Il numero delle sterilizzazioni è molto basso, i rifugi sono pochi e non adeguati“.
Per poter arrivare a questo traguardo, l’Unità di Intervento Nazionale Enpa si è avvalsa del sostegno da ben 51 Sezioni della Protezione Animali sparse in tutto il Paese.
L’Enpa, entro la fine dell’anno, tornerà in Bosnia per realizzare, a Banja Luka, un piccolo rifugio e per portare ancora del cibo e materiali.
“Andiamo in Bosnia senza dimenticare i problemi che l’Italia ha con il randagismo. Ma nei Balcani si tratta di combattere per salvare la vita a migliaia di cani e questa quotidiana lotta è affidata a pochissimi volontari. La Bosnia Erzegovina è un Paese che entro la fine dell’anno chiederà ufficialmente di entrare a far parte dell’Unione Europea. In questa prospettiva, deve armonizzare agli standard europei non solo la legislazione, ma anche le pratiche. Per Enpa, questa è una missione sentita: contribuiscono anche nostre Sezioni, ad esempio quelle del Sud, che hanno problemi serissimi con il randagismo sul loro territorio. È una straordinaria catena di solidarietà. Non dimentichiamo mai che se in Italia esiste oggi una Protezione Animali organizzata e forte è perché nel 1871 Giuseppe Garibaldi raccolse un appello giunto da animalisti inglesi e la sua Società Protettrice degli Animali (il nucleo originario dell’Enpa) fu sostenuta da associazioni straniere, innanzitutto del Regno Unito”, ha dichiarato la Presidente Nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi.
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