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Milo viene investito: praticata l’eutanasia a insaputa della padrona – VIDEO

(screenshot video)

Sofia Mauri ha detto che le vacanze che stanno arrivando non saranno la stessa cosa senza il suo amato cane Milo, morto qualche giorno fa. La scorsa settimana, Milo è uscito dal giardino di casa loro nel quartiere di Coconut Grove di Miami ed è stato investito da un’auto a circa un isolato di distanza dalla stessa abitazione. Circa sei ore dopo, la Miami-Dade Animal Control prese la decisione di praticare l’eutanasia a Milo.

“Tutto quello che dovevano fare era dargli un po’ di tempo, darmi un po’ di tempo per reclamarlo”, ha spiegato Sofia Mauri. Le autorità hanno detto che senza il suo cartellino identificativo era impossibile per loro sapere che Milo non era un cane randagio. Secondo le autorità, Milo ha subito una frattura quando un autista lo ha investito. “Gli animali devono indossare la targhetta del test antirabbia per un motivo”, ha detto Kathy Labrada, della Miami-Dade Animal Services. Ovvero, “quella targhetta è il loro biglietto da visita.

Sofia Mauri ha replicato che aveva deciso di rimuovere il collare, perché aggravava le sue allergie. Aveva un microchip. Ma le autorità hanno sostenuto che il microchip non è stato rilevato quando è stata effettuata la scansione. La Labrada ha detto che la decisione, che non è stata presa da un veterinario, era intesa ad alleviare il dolore e la sofferenza di Milo.

Il dibattito sull’eutanasia

Un mese fa, il gatto di Cody Lesher, dalla Pennsylvania, ha subito l’eutanasia nonostante il microchip. Il felino era in un rifugio per animali. Il suo proprietario parla di “una situazione davvero sconvolgente e non se lo meritava”. Cody Lesher ha detto che il suo gatto “Diddy”, che ha adottato con la sua ragazza, è scappato da casa sua domenica. Secondo Lesher, Diddy era scappato in passato ma tornava sempre.

Il dibattito sull’eutanasia agli animali resta sempre aperto. Particolare attenzione aveva suscitato la vicenda di Hank, un giovane pitbull che negli Stati Uniti era accusato di un crimine che non aveva commesso. Inoltre il cane era stato identificato come “animale pericoloso”. Per tale ragione, si trovava nel braccio della morte e rischiava l’eutanasia. Così è partita una petizione per salvarlo, che ha superato le 350mila firme. Alla fine, il giudice ha dato ‘ragione’ ad Hank, che era tornato libero. Successivamente, il cane è riapparso nella lista degli animali da sottoporre a eutanasia. La notizia è stata data da uno degli avvocati che si è speso in prima linea perché Hank venisse salvato.

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GM

Gabriele

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