La crudeltà dell’essere umano non ha limiti, migliaia di pesci ogni giorno vengono brutalizzati con procedure arcaiche che torturano gli animali prima di ucciderli.
Ogni giorno nel mercato del pesce di Taipei sito nel distretto di Banqiao centinaia di pesci vengono torturati e massacrati quotidianamente.
Tra i vari banchi del pesce è possibile notare pesci vivi legati a mezza luna agonizzanti in mezzo al ghiaccio, una tortura che passa quasi sempre inosservata e non dovrebbe. Si perché anche i pesci pur non esprimendosi sono creature viventi e soffrono moltissimo prima di morire.
La giornalista canadese Jo-Anne McArthur ha portrato alla luce queste brutalità con delle foto. La donna è infatti un’attivista impegnata da molto tempo nel progetto We Animals Media per sostenere gli animali ed evitare che vengano ancora seviziati.
La giornalista in questo ultimo periodo ha deciso di girare un documentario sulla crudeltà subita dai pesci a causa dell’essere umano.
La donna si è infatti recata a Taiwan dove girando per il mercato del pesce ha ripreso e fotografato i soprusi che vengono fatti a questi animali.
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I pesci vengono legati in modo che prendano la forma di una mezza luna pratica dolorosissima che viene eseguita quando il pesce è inerme ma ancora vivo. Una pratica brutale da tempo contestata da molti che obbliga il pesce in una posizione innaturale per apparire più belli e “freschi” prima della vendita.
L’usanza di legare i pesci in questo modo osceno ha origine in Cina e ancora oggi viene praticata in svariati allevamenti, questo tormento servirebbe in pratica per far sopravvivere più a lungo l’animale al di fuori dell’acqua, rimanendo vivo più a lungo il pesce apparirà più fresco ed invitante per il cliente che vorrà acquistarlo. Ha spiegato Wu Hung dell’associazione Environment and Animal Society of Taiwan (East).
E’ consuetudine forare un lato della bocca del povero malcapitato pesce vivo, facendo successivamente passare all’interno del foro, uno spago che verrà legato alla coda dell’animale immobilizzando con le branchie aperte fino al momento della vendita.
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A Taiwan il branzino asiatico è il pesce più frequentemente sottoposto alla pratica straziante, oltre ad essere il pesce che viene allevato nel maggior numero di allevamenti dell’ isola.
“Si tratta di una vera e propria forma di tortura i pesci sono esseri senzienti e i loro diritti devono essere tutelati come previsto dall’Animal Protection Act. Non meritano di essere trattati con crudeltà.” Ha dichiarato Wu Hung dell’associazione Environment and Animal Society of Taiwan.
Per questi avvenimenti cosi abitudinari e retrogradi dal 2016 è in atto una campagna rivolta al governo per ottenere la divulgazione di un piano legislativo che garantisca il benestare dei pesci e impedisca la pratica di legatura.
Sfortunatamente la pratica è diffusa in ogni luogo del pianeta, e anche in Italia molti i pesci vengono brutalizzati.
In europa è stata documentata la stessa pratica in svariate aziende ittiche e anche l’italia è coinvolta nella consuetudine di effettuare questa barbaria.
Jo-Anne McArthur ha rilasciato allarmati dichiarazioni asserendo che :”le nostre priorità sono sempre orientate a massimizzare il profitto, non a venerare il sacrificio di questi animali“.
Secondo studi scientifici infatti non solo i pesci provano un traumatico e fortissimo dolore fisico ma lo stress psicologico a cui sono sottoposti per ore prima della dipartita è disumano.
E nata infatti la campagna di sensibilizzazione #ancheipesci che dovrebbe mettere definitivamente fine alla tortura dei pesci una volta per tutte.
L.L.
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