Mia, finita in acqua con una pietra al collo, non avrà giustizia

Mia, finita in acqua con una pietra al collo, non avrà giustizia

La vicenda di Mia, finita in acqua con una pietra al collo, a Trapani: la cagnolona non avrà giustizia, chiesta l’archiviazione.

Mia
(Twitter)

Cani torturati e uccisi in maniera terribile: spesso pensiamo che queste vicende arrivino solo da molto lontano da noi, come quella di cui vi abbiamo parlato in queste ore, accaduta a Spalding, nel Regno Unito. Invece, questi terribili episodi accadono anche molto vicino a noi: qualcuno ricorderà la vicenda di Mia, che era emersa la scorsa estate. Cosa è accaduto? La cagnolona era stata rinvenuta sulla scogliera a Lido Valderice in provincia di Trapani. Il suo proprietario l’avrebbe lanciata in acqua dopo averle legato una pietra al collo, perché voleva costringerla a fare il bagno.

La vicenda di Mia: tra promesse mancate e desiderio di giustizia

Testimoni avevano visto la scena, avevano salvato il povero cane e infine avevano denunciato tutto, così il proprietario di Mia – una volta rintracciato – era finito nei guai. La vicenda ebbe una risonanza talmente vasta che venne commentata anche dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Entrambi manifestarono l’intenzione di inasprire le pene per questo tipo di reati, ma a oggi – stando a quanto sottolinea la Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC) – questo loro impegno non ha avuto alcun seguito concreto.

Non solo: infatti è notizia di questi giorni che il pm del Tribunale di Trapani ha chiesto l’archiviazione del procedimento a carico dell’indagato, ovvero il proprietario di Mia, accusato di maltrattamento di animali. L’uomo aveva spiegato che il suo cane era caduto in acqua per una fatalità e che lui lo aveva portato in spiaggia solo per un bagno, motivando la presenza della pietra con il fatto che servisse a tenere fermo il guinzaglio di Mia, forse troppo irrequieta. La pubblica accusa ha dato retta alle motivazioni addotte del proprietario del cane, mentre di contro la LNDC promette battaglia e sostiene l’assurdità delle parole dell’uomo per giustificare il suo gesto. Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection, chiarisce: “Accade spesso, purtroppo, che la magistratura sottovaluti i reati contro gli animali ma questa richiesta di archiviazione ha del grottesco. Prendere per buono un racconto del genere vuol dire semplicemente volersi girare dall’altra parte e far finta di non vedere”.

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