Le meduse non si toccano: chi attacca o “calpesta” questo animale marino rischia una multa davvero grossa. Lo dice il Codice Penale.
Il mare è di tutti. Nel rispetto delle regole ovviamente. Pochi posti rigenerano come una bella tuffata o nuotata nelle acque marine. Un posto, con annessa spiaggia, che a molti rigenera l’anima, il corpo e i sensi. Insomma… un posto di pace, relax e tranquillità. Che a volte, però, si trasforma in un caos tremendo alla vista di qualche animale che “non ci va a genio”.
È il caso delle meduse. Tutti sappiamo l’effetto di una loro “puncicata”. I loro tentacoli provocano bruciori e irritazioni più o meno dolorosi, per via delle tossine che l’animale rilascia nel momento in cui avviene il contatto con un altro essere vivente. E noi esseri umani ne sappiamo qualcosa. Non per questo, però, abbiamo il diritto di “giocarci” o “calpestarle”. E chi compie tale gesto… rischia davvero grosso. A dirlo è direttamente il Codice Penale.
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La medusa è a tutti gli effetti un animale invertebrato, appartenente alla famiglia dei celenterati. Ricordarlo non fa mai male. Non tutti sanno per quale motivo, però, il suo aspetto è così gelatinoso. Ebbene sì, la medusa è composta al 98% d’acqua. Questo motivo, però, non significa che non possiamo considerarla un animale marino a tutti gli effetti.
Molti di noi, tra adulti e bambini, si divertono a “pescarla” con un retino e poi la lasciano morire davanti agli occhi di altra gente… ignorante, che si diverte davanti a tale scempio. Altri, invece, usano secchiello e paletta per ucciderla direttamente. Scene di ordinaria follia. E pensare che il mare è il loro habitat naturale, e non il nostro.
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Detto ciò, arriva però il Codice Penale. Ed è un arrivo piuttosto salato, che tende a salvaguardare la vita della medusa stessa. Infatti, l’Articolo 544 ter richiama tutti quei bagnanti “noncuranti” di altre specie animali e li avverte forte e chiaro. L’Articolo in questione afferma che: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale”.
Avvertiti tutti quanti: quando vi passa per la testa di giocherellare con le meduse, di “torturale” o di farle sciogliere al sole, ricordatevi, almeno, della cifra che potreste pagare attuando certi scempi. Gli animali non sono un gioco, ma una “componente” del sistema globale come lo siamo noi esseri umani.
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