Il caso del Mediterraneo: fermi in mare, dal mese di dicembre 2020, 2.600 bovini, chiusi in alcune gabbie. Interviene la Commissione Europea.
A chi ancora avesse dei dubbi sulla validità, l’importanza e fondamentale vitalità dell’Unione Europea, basterebbe fornire loro alcune carte dove si testimonia come l’intervento della UE abbia apportato delle modifiche sostanziali nei controlli e nel rispetto di alcune normi sociali.
Alcune pecche, sicuramente, le avrà anche l’Unione Europea. Nessuno è perfetto in questo mondo e nessuno nasce imparato. Ma bisogna, più che avere fiducia, sostenere un modello di progresso che punti al bene comune. E il bene comune, in una società, si raggiunge anche attraverso i dovuti controlli. Quelli che devono essere portati a termine anche sui nostri amici a quattro zampe.
Nelle ultime ore sta facendo discutere un caso davvero strano e nascosto da fin troppo tempo: quello di 2.600 bovini tenuti in “ostaggio” nelle acque del Mediterraneo. Fermi, in mare aperto, da ben tre mesi. Ora arriva l’intervento della Commissione Europea, grazie ad alcuni gruppi, parlamentari e non, che hanno sollevato la questione e chiesto che venga fatta chiarezza sulla tratta e sulla gestione del caso.
La Commissione Europea sul caso dei bovini fermi nel Mediterraneo: coinvolte molte nazioni europee
Il controllo, se non forzato e rispettoso della legge, rende una società più sicura. Una sicurezza che non passa di certo attraverso lo Stato di Polizia, ci mancherebbe. Non si chiede di essere controllati fino a dentro casa, e non è l’intenzione delle istituzione europee. Si chiede un controllo affinché vengano fatte cessare delle gestioni illecite. Situazioni in cui, a volte, c’entrano anche gli animali.
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Come poc’anzi detto, nelle ultime ore sta facendo discutere il caso dei 2.600 bovini fermi, in mare aperto, nelle acque del Mediterraneo. Due ex-navi cargo partite dalla Spagna, e respinte a pochi passi dalle coste della Turchia e della Libia, per sospetta malattie del bestiame a bordo.
Una delle due è stata avvistata, prima nei pressi di Augusta, in Sicilia, poi vicino Cagliari, in Sardegna. A sollevare la questione è stata l’avvocatessa Manuela Giacomini, che per la Fondazione del benessere degli animali ha chiesto chiarimenti sul perché queste due navi sono ancora in giro per le acque del mediterraneo con dentro l’intero bestiame.
Una petizione, presentata al Parlamento Europeo, con tanto di esamina della stessa da parte della Commissione Europea. Nel bel mezzo della petizione c’è anche la voce di tanti gruppi animalisti e dell’eurodeputata dei Verdi, Eleonora Evi. Nella petizione si chiede di procedere contro nazioni quali Francia, Spagna, Romania, Slovenia e Croazia per violazione delle norme in vigore.
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Un caso che non conferma, ahinoi, l’eccezione, ma che è diventata quasi la regola. Una regola sporca, che deve essere sanzionata il prima possibile. Sempre nelle ultime ore, la commissaria Ue, Stella Kyriakides, ha fatto sapere che ha già scritto una lettera al ministro della Salute spagnolo e a quello cipriota per incoraggiare un intervento rapido, affinché vengano controllate le condizioni di questi bovini. Ora si aspetta solamente l’attracco delle ex-navi cargo e la liberazione di questi poverini animali, vittime di ennesimi soprusi, anche a livello giuridico.