Massacro di cinghiali a Roma. La giunta profitta dello stato emergenza per fare pulizia nei parchi
Una manovra senz’altro di pessimo gusto che in un periodo attuale in piena emergenza Covid-19 e lockdown appare insensata così come il taglio di alberi sani, operato in tutta Italia per far spazio ai pali del 5G. Purtroppo, quando si parla di animali, d’ambiente e di natura, il buon senso decade in una montatura ad hoc a carico degli animalisti o ecologisti, come sempre tacciati d’estremismo.
E’ quanto almeno i media hanno voluto comunicare diffondendo l’immagine di un’animalista che ha cercato di protestare contro l’operazione del Comune di Roma registrato lo scorso 15 aprile ad uno degli ingressi della Riserva Naturale dell’Insugherata.
L’operazione mirata a ridurre la popolazione dei cinghiali, rientra nel protocollo anti cinghiale messo a punto da Regione Lazio, Roma Capitale e Città Metropolitana di Roma ed è stata coordinata dalla Asl Roma 1 che ha fornito ai tiratori scelti della polizia un anestetico per colpire i cinghiali. Stando a quanto denuncia Margherita D’Amico su Repubblica.it “un farmaco per cui gli animali poi non avrebbero potuto essere reimmessi in libertà, e, per quanto è lecito supporre, ha impegnato i suoi veterinari nell’iniezione letale”.
L’intervento si è rivelato essere una vera e propria mattanza proprio in un periodo di stagione riproduttiva in cui le femmine hanno i loro cuccioli. Ma non solo. I cinghiali ormai abituati ai cittadini erano socievoli e non temevano le persone.
Molte sigle animaliste erano presenti sul posto come Oipa e Animalisti Italiani. Tutte le associazioni hanno espresso sdegno. “E’ una risposta troppo elusiva, da parte di medici veterinari pubblici che hanno prestato un giuramento e non dovrebbero, in coscienza, uccidere animali sani e innocui”, commenta Rita Corboli, delegata dell’Oipa di Roma.
L’Oipa ha infatti riferito che il Comune avrebbe scelto “la via più semplice, la cattura e l’uccisione. Certo ammazzarli è più comodo e veloce e diciamolo magari riscuote anche un certo consenso dell’opinione pubblica alla quale si da la sensazione che il problema si stia risolvendo, anche se in realtà non si risolverà affatto“.
Riccardo Manca di Animalisti Italiani ha invece annunciato di voler presentare una denuncia evidenziando che gli operatori hanno violato le norme riguardanti le limitazioni Covid-19 in quanto la cattura dei cinghiali non rientra di certo in uno “stato di necessita”.
“Eravano presenti sul posto all’inizio delle operazioni con i nostri attivisti che abitano in zona, poi siamo stati allontanati. Giusto il tempo di notare che gli operatori non mantenevano fra loro in alcun modo le distanze di sicurezza previste dalle attuali restrizioni. Denunceremo gli Enti mandanti di questa ennesima mattanza per l’inosservanza delle disposizioni di legge. Bisogna infatti dimostrare che ci sia la stretta necessità di uccidere gli animali, e non farlo a priori, senza prima aver messo queste creature innocenti nella condizione di rimanere serenamente nel proprio habitat”. Denuncia Manca.
Quello che viene evidenziato è che l’operazione ha violato l’articolo 19 della legge nazionale 157/92, che autorizza il controllo selettivo della fauna selvatica mediante l’utilizzo di metodi ecologici che autorizzati dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica.
Lo stesso protocollo regionale, ha spiegato Rita Corboli, prevedeva diversi interventi per contenere la diffusione dei cinghiali prima ancora di mettere in atto lo sterminio.
Erano previsti una campagna informativa per far smettere ai cittadini di nutrire i cinghiali, l’obbligo di riparare le recinzioni dei confini del parco e la rimozione dei rifiuti che debordano dai cassonetti, il prelievo degli animali senza ucciderli per poi spostarli. Nessun controllo in merito a questi punti sono stati effettuati e il Comune è subito passato all’ultimo punto, quello del massacro dei cinghiali.
Liliana Rai, animalista e vegana, ha rilasciato un video per animalisti italiani nel quale condanna l’operazione del Comune di Roma. L’uccisione di cinghiali adulti, maschi e femmine e la cattura dei cuccioli affamati con gabbie trappole per poi trasferirli in centri dove vengono venduti e macellati per la loro carne, andando sempre a favore di interessi di lobby e privati. Perché questo non viene mai detto.
Ancora una volta, è mancato il buon senso, l’etica e il rispetto per questi animali. Con questa operazione è stata ancora una volta violata la norma del Codice penale per cui “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro”. Il dolore inflitto ai cuccioli separati dalle loro madri, la sofferenza degli adulti che scappano e non possono difendere i loro cuccioli, la violenza con la quale questi animali sono stati braccati è una sevizia che viola a tutti gli effetti le caratteristiche ecologiche della specie.
Il video denuncia di Animalisti Italiani
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