Il massacro di asini in Cina: come fermare la piaga, quali sono i numeri di un fenomeno preoccupante, le campagne di boicottaggio.
Decine di asini massacrati in maniera brutale, dopo essere stati tenuti in condizioni assurde. Purtroppo, la triste piaga arriva dalla Cina e già qualche tempo fa l’avevamo ampiamente documentata. Nel corso dell’estate 2016 è esplosa la vicenda in Nigeria e in Burkina Faso. In sostanza, il traffico di asini, ricercatissimi per la loro pelle, verso i paesi asiatici stava decimando la popolazione. La pelle di asino ha una sostanza chiamata “ejiao” in cinese, utilizzata nella medicina tradizionale cinese per combattere “vertigini, anemia e insonnia”.
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Il massacro di asini in Cina: una piaga da fermare
Va chiarito che l’ejiao si usa da più di duemila anni per riequilibrare l’energia vitale dello yin e dello yang. Stando alla cultura del Paese asiatico, aumenta il desiderio sessuale. Questo però non vuol dire che la carneficina di questo poveri equini non vada fermata. Si tratta di un fenomeno ampiamente documentato e oggetto di diverse prese di posizione. Nelle scorse settimane, una campagna della Peta ha documentato come in ogni fattoria visitata le condizioni igieniche fossero fatiscenti.
Qualche passo avanti è stato fatti in questi anni: ci sono Paesi, come il Pakistan e 10 nazioni africane, che hanno chiuso macelli finanziati dai cinesi e sviluppato politiche per vietare l’esportazione di pelle d’asino. Sul fronte opposto, l’Australia sta vergognosamente considerando l’apertura di un commercio di esportazione di animali vivi.
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La campagna di boicottaggio per fermare il massacro di asini in Cina
L’unico modo per fermare il massacro di questi poveri animali resta dunque il boicottaggio. Lo sostengono da tempo non solo la Peta, ma anche altre associazioni come The Donkey Sanctuary. Ma appunto se in alcuni Paesi la situazione è migliorata, altri sembrano fare finta che il problema non esiste. I numeri mettono i brividi: in Kenya il numero degli asini si è dimezzato in soli dieci anni. Sono infatti appena 900mila a fronte di una popolazione che superava i due milioni di unità. Nel frattempo, il prezzo della pelle d’asino è lievitato diventando tre volte maggiore. Oltre al Kenya, l’export di asini verso la Cina ha come principali Paesi la Colombia e il Lesotho. Quello che poi avviene nel Paese asiatico è ancora più sconcertante, come dimostrano le immagini, che parlano di torture atroci e di asini lasciati a digiuno per settimane e che poi muovono a causa degli stenti.
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GM