La denuncia di Marevivo, una onlus attiva nei nostri mari: mamma capodoglio e il suo cucciolo trovati morti davanti a Ponza, otto casi da marzo.
Ormai è emergenza nei mari italiani, dopo il ritrovamento di mamma capodoglio e del suo cucciolo morti a otto miglia dalla costa dell’isola di Palmarola, vicino a Ponza. Le carcasse dei due mammiferi erano in avanzato stato di decomposizione. Purtroppo non è un caso isolato: appena una settimana fa, una femmina cucciolo di capodoglio era stata ritrovata spiaggiata a Ostia, sul litorale romano. I numeri parlano chiaro: da marzo a oggi sono otto i casi simili, uno di questi a Cefalù, in Sicilia, circa un mese fa.
In Sardegna, invece, il capodoglio trovato a Cala Romantica, nella zona della nota località turistica di Porto Cervo, aveva ingerito una sorta di ‘polpetta avvelenata’ fatta di oltre venti kg di plastica. Il problema, nella maggior parte dei casi, è proprio questo: i rifiuti che finiscono in mare. Si tratta di una trappola mortale per gli animali e immagini che provengono da tutto il mondo sono lì a dimostrarlo: un’insidia – quella delle microplastiche – pericolosa per tutti, che non fa distinzioni tra grandi e piccoli mammiferi. Poi c’è un’altra insidia, che ha fatto vittime la mamma capodoglio e il suo cucciolo vicino Ponza: quella delle reti da pesca.
Infatti, il cucciolo era rimasto imbrigliato in una rete e quando la sua mamma, lunga ben sei metri, ha provato a salvarlo, è rimasta imbrigliata anche lei. Dopo la segnalazione arrivata dalla onlus Marevivo, la Guardia Costiera ha inviato sul posto una motovedetta, guidata dal comandante Fabio Odorico: per i due mammiferi non c’era più nulla da fare. La presidente di Marevivo, Rosalba Giugni, dopo aver ringraziato la Guardia Costiera, lancia l’allarme: “La morte di due giganti del mare è già di per sé una perdita per il nostro patrimonio ecosistemico, ma sapere che questi cetacei sono morti a causa dell’uomo e in circostanze tanto strazianti rende l’accaduto ancora più grave. Non dobbiamo cambiare solo i nostri comportamenti, ma il nostro sistema di valori per capire e sentire davvero che il male che facciamo all’ambiente, lo facciamo a noi stessi”.
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