Maltrattamento animali, una sentenza della Cassazione conferisce alle associazioni animaliste il diritto di essere rimborsate dagli autori di casi del genere.
La Cassazione ha stabilito con una sua sentenza che gli animali coinvolti in maniera attiva nella caccia e che riportano gravi conseguenze dal punto di vista della salute, sia fisiche che intellettive, hanno il diritto di essere tutelati. E tale cosa si estende anche alle associazioni animaliste che si battono per la loro causa. La stessa Cassazione ha anche deciso che questi animali, non avendo per ovvie limitazioni delle loro facoltà cognitive la possibilità di costituirsi in associazioni di categoria per difendere se stessi, dovranno essere rappresentate da altrettanti movimenti animalisti di categoria.
Proprio attraverso questa sentenza la Lega per l’Abolizione della caccia si è guadagnata il diritto di fare da paladina agli animali sottoposti a maltrattamento. In particolar modo quando coinvolti nelle dinamiche dell’attività venatoria. Unica condizione richiesta è che nel loro statuto ci sia l’inserimento della salvaguardia e della protezione degli animali. Un minimo comun denominatore che è stato inserito per mero titolo burocratico e che è tipico di ogni associazione che si definisce animalista. E sempre tramite questa sentenza, la Lega per l’Abolizione della caccia può ora essere risarcita “per danni non patrimoniali compiuti dal proprietario di 12 cani Pit Bull detenuti in una situazione di generale maltrattamento“.
L’augurio è che questa condanna al cacciatore crudele possa servire da lezione ai suoi pari. Non è infrequente infatti vedere cacciatori trattare senza la dovuta sensibilità i propri cani. Ed ora le associazioni animaliste potranno legittimamente richiedere un risarcimento economico nei casi di maltrattamento animali, dal momento che si fanno portavoce dei loro interessi. Ad emettere il verdetto è stato nella fattispecie il Tribunale di Grosseto nel 2015, con istanza confermata anche in appello a Firenze nello stesso anno.
Il cacciatore però aveva a sua volta ricorso in Cassazione. E sostenendo che “le associazioni animaliste non hanno diritto di costituirsi parte lesa riguardo al reato di maltrattamento animali, visto che non c’è alcun effetto diretto su loro stesse”. Tesi però respinta dalla Suprema Corte. La quale ha così riconosciuto piena legittimità ad onlus animaliste e simili. Ed ora chi sarà ritenuto responsabile del reato di maltrattamento animali, dovrà pagare anche economicamente. Un modo per poter disincentivare questo deprecabile trend. Dal momento che le pene fin troppo lievi previste dalla legge italiana sembrano non bastare.
A.P.
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