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Maltrattamento di animali: il rapporto tra gli articoli 544 ter e 727 cp

Qual è il rapporto che intercorre tra gli articoli 544 ter e 727 cp, che disciplinano rispettivamente i reati di maltrattamento e abbandono di animali?

(Foto Adobe Stock)

Sono diverse le norme penali previste a tutela dell’animale: fra esse si annoverano gli articoli 544 ter e 727 cp, che disciplinano rispettivamente i reati di maltrattamento e abbandono di animali. Tuttavia il secondo comma dell’art. 727 sembra disciplinare una figura criminosa rientrante nella competenza dell’altra norma. Ecco una breve analisi della questione.

Maltrattamento e abbandono di animali: la disciplina

L’ordinamento giuridico italiano può vantare un soddisfacente corpus di norme penalistiche a tutela dell’integrità psicofisica dell’animale, almeno per ciò che concerne la varietà delle figure delittuose previste.

(Foto Facebook)

Tra di esse il reato di maltrattamento di animali, previsto e punito dall’art. 544 ter, introdotto dalla Legge n. 189 del 2004, con la quale il codice penale è stato arricchito del Titolo IX-bis (Dei delitti contro il sentimento per gli animali).

La norma sanziona chi, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale, oppure lo sottopone a sevizie, comportamenti, fatiche o lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche. La pena prevista è quella della reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro.

La stessa pena si applica a chi somministra sostanze stupefacenti agli animali, o li sottoponga a trattamenti che procurino un danno alla loro salute. L’ultimo comma dell’articolo prevede un’aggravante, laddove dalle condotte descritte derivi la morte dell’animale; in questo caso la pena è aumentata della metà.

Il reato di abbandono di animali, previsto e punito dall’art. 727 cp, era già presente al momento dell’introduzione del Titolo IX-bis; ma originariamente integrava soltanto una contravvenzione, con conseguente trattamento sanzionatorio più mite.

Oggi, invece, costituisce un delitto, per il quale viene comminato l’arresto fino ad un anno, o l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro, nei confronti di chi abbandoni animali domestici o che comunque abbiano acquisito le doti della cattività.

Il secondo comma prevede che la stessa pena si applichi a chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e pertanto produttive di gravi sofferenze.

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Rapporto tra 544 ter e 727 c°2 cp

Come si può chiaramente notare, la condotta prevista dall’art. 727 cp poco ha a che fare, concettualmente parlando, con l’abbandono di un animale; sembra piuttosto far riferimento alla fattispecie del maltrattamento.

(Foto Facebook)

Pertanto qual è il rapporto intercorrente tra le due normative? Quale di esse si applica?

Occorre comprendere, preliminarmente, se l’art. 727 cp abbia un’applicazione residuale rispetto all’art. 544 ter (ovvero quando quest’ultimo risulti inapplicabile alla fattispecie concreta), oppure se semplicemente disciplini tutt’altra condotta.

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La verità pare porsi nel mezzo. Da un lato, invero, l’art. 544 ter sembra presupporre una condotta attiva, che può estrinsecarsi tanto nella sottoposizione dell’animale a fatiche insopportabili, quanto nel patimento di una lesione, quanto ancora nell’inflizione di sevizie.

Il secondo comma dell’art. 727 pare invece arrestarsi alla sola detenzione dell’animale incompatibile con le sue caratteristiche etologiche che, nella maggior parte dei casi, va a realizzarsi mediante condotte omissive (per esempio la mancata pulizia delle deiezioni, l’insufficiente erogazione di cibo e acqua).

Tuttavia, nelle ipotesi di concomitanza dell’una e dell’altra condotta, non si può escludere che il reato ex art. 727 cp venga assorbito nell’altro.

Antonio Scaramozza

 

 

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